giovedì, agosto 31, 2006

Paul & Nick featuring Frank Di Nardo

[NB nei prossimi giorni a questo post verranno aggiunte le fotografie]


New York City chiama, e i ricercatori italiani rispondono. Ed è così, che per il congresso dell’IEEE (che però in inglese si dice “ai tripol i”) l’Università Politecnica delle Marche ha spedito negli USA il Dottor Ingegner Di Nardo, meglio noto come “Francesco della Rita”. In questo modo, Francesco avrà per sempre l’onore di poter dire “Io c’ero! Io sono stato il primo, a casa loro, sul loro blog!” e fregiarsi di cotal imperituro alloro.

Dopo una serie di problemi di comunicazione che hanno caratterizzato la giornata di lunedì, siamo riusciti ad incontrarci per il pranzo di martedì, a Bryant Park. Ci ha fatto veramente un piacevole effetto riconoscere un volto familiare in mezzo a questi 7-8 milioni di persone!

Dopo un pranzo a base di chicken-salad ed una passeggiata per le vie di Midtown abbiamo visto il meraviglioso grattacielo che ospiterà il congresso, e l’altrettanto lussuoso hotel in cui alloggia Francesco, entrambi in zona Times Square (la Nico, in onore del marchigiano, ha commentato “Ma sarà roba?”). Dopodichè abbiamo risalito l’isola di Manhattan, fatto una veloce tappa al campus principale della Columbia e siamo giunti all’International House. Infatti, il nostro obiettivo era quello di recuperare tre biglietti per la gita organizzata al mitico Yankee Stadium, per vedere la caldissima partita di fine stagione New York Yankees –Vs- Detroit Tigers. Purtroppo abbiamo scoperto che i biglietti erano finiti, ma la Nico, caparbia, ha deciso di invitare Francesco nel nostro appartamento e tornare di sotto al momento della partenza, sperando che qualcuno rinunciasse a causa del maltempo. Così abbiamo avuto l’occasione di far vedere a Francesco la nostra casa newyorkese, di gustarci un caffè italiano e la prima crostata fatta dalla Nico “nelle terre d’America” (come dice don Pino). Anche l’ospite sembra aver apprezzato. Alle 6pm, ora della partenza, ci siamo presentati sul luogo del raduno alla caccia dei biglietti. L’organizzatore ha tardato poco ad arrivare ed ha subito offerto due biglietti che avanzavano a causa di una rinuncia. Li abbiamo bloccati, ma ancora non bastava, ce ne serviva un terzo! Poco dopo, però, è arrivata Olga, ed ha offerto il suo posto. Era fatta!!! Abbiamo pagato le quote e ci siamo messi ad esultare ed a lodare l’ottima idea della Nico e la sua determinazione. Mentre noi festeggiavamo, però, è squillato il telefono dell’organizzatore, il quale subito, con fare molto serio e contrito, ci ha annunciato che la partita era stata annullata a causa della pioggerella. L’illusione è stata breve. Maledetta Olga! Deve aver avuto una dritta... Per fortuna oggi abbiamo avuto il rimborso dei biglietti.

A quel punto abbiamo deciso di portare Francesco là dove anche noi avevamo iniziato la nostra visita della città: Ground Zero. Vedere quel posto di sera, con più calma, senza troppa gente attorno, con la consapevolezza che lì è cambiata la storia, ha fatto venire la pelle d’oca a tutti. Riguardando le foto che ci sono appese, ripensando a quello che è accaduto, siamo stati presi anche da un certo senso di paura. Per fortuna, poi, ha prevalso l’entusiasmo di Francesco per Lower Manhattan. Effettivamente quella è la zona della città che più si avvicina alla New York che è nell’immaginario collettivo. Gli immensi grattacieli, sproporzionati eppure eleganti; i vecchi palazzi, che ancora non sfigurano accanto ai loro compagni più nuovi, anzi, sono la traccia di una città che si è evoluta puntando sempre in alto; gli scorci suggestivi, enfatizzati dall’atmosfera della sera e dalle luci, che ci lasciano a bocca aperta. Nicoletta e Francesco sono stati particolarmente colpiti dalla Trinity Church, ben più grande di molte nostre cattedrali, ma minuscola in mezzo a quella selva di grattacieli. Faceva notare Francesco, che noi siamo abituati a veder svettare i campanili, maestosi, sulle nostre città, lì invece la chiesa scompare. Il contrasto stridente fra il vecchio edificio gotico e gli scintillanti giganti di vetro e acciaio è veramente emozionante. A tradimento, poi, abbiamo condotto l’ospite sulla punta più meridionale dell’isola, e guardando verso l’Hudson, Francesco si è trovato improvvisamente di fronte a Lady Liberty, con la sua fiaccola scintillante nella notte. Il rumore delle onde e l’immensa statua illuminata in mezzo al fiume creavano un’atmosfera particolarmente romantica. Ci siamo messi a riflettere su quali fossero le 10 cose al mondo che chiunque nella vita dovrebbe assolutamente vedere, ed abbiamo concluso che quel paesaggio è di certo fra le prime 5. Dopo un’ottima cena messicana siamo tutti andati a letto.

Oggi (mercoledì) Francesco era impegnato nelle sessioni ed alla sera era occupato a finire di preparare la sua presentazione di domani, quindi noi abbiamo condotto la nostra vita normale. Nella nostra vita “normale”, ovviamente, il mercoledì sera è dedicato alla Ballroom Dancing! Diventiamo sempre più bravi. Alla Nico piace particolarmente il FoxTrot, mentre Paolo preferisce il Cha-cha-change!

Ciao a tutti, in particolare a chi avrebbe più bisogno di un abbraccio. Ci piacerebbe potervelo offrire!

P&N

[P.S.: Come potete vedere, le foto non sono state aggiunte, ma le trovate su Flickr]

mercoledì, agosto 30, 2006

Week-end uggioso

Il tempo ha cominciato ad essere un po’ inclemente verso di noi e da venerdì il cielo è sempre coperto e spesso piove.

Per questo motivo venerdì sera siamo andati al più vicino Blockbuster ed abbiamo noleggiato un DVD. I criteri di selezione, naturalmente, si sono dovuti adattare alla particolare situazione, quindi i titoli di merito più importanti non erano la bravura degli attori, la capacità dei registi o il giudizio dei critici, ma

  • si doveva presumere che la trama fosse sufficientemente facile da seguire, possibilmente banale;
  • gli attori dovevano essere tali da farci supporre di avere un inglese facile da comprendere ed una pronuncia accettabile;
  • la storia doveva far sperare in una serie di scene prive di dialogo che potessero essere gustate anche senza capire nulla.

Alla fine abbiamo portato a casa “RV” con Robin Williams. La visione è stata gradevole, non sono mancate scene divertenti, la mimica del protagonista ed i sottotitoli in inglese hanno permesso di tenere il filo, anche se il signor Williams parla un po’ troppo in fretta per i nostri gusti.

Sabato mattina l’abbiamo perso nel tentativo di collegarci ad internet, ma, come vi abbiamo detto, abbiamo dovuto aspettare la settimana nuova per uscire dal black-out. Nel pomeriggio abbiamo fatto la spesa in un paio di supermercati, fra i quali il “Milano market”. I prodotti italiani, in effetti, si trovano quasi tutti, ma per molti di essi i prezzi sono esagerati, quindi abbiamo deciso di farne a meno. Sabato sera siamo tornati a Times Square (alla Nico piace veramente moltissimo) e siamo stati tentati di comprare un gadget turistico fantastico. Siccome dubito fortemente che riusciremo a resistere per un anno, e sono invece convinto che la prossima volta che andremo lì lo compreremo, vi terrò sulle spine finché non potrò mostrarvi in foto il fantastico acquisto. Siamo anche entrati nell’Hard Rock Cafè e abbiamo visto da fuori il museo delle cere (prima o poi ci andremo) e l’IperToys: pensate che è così grande che dentro, per i piccoli clienti, c’è una ruota panoramica alta come un palazzo di 4 piani. Spero tanto di poterci portare i miei nipotini...

Domenica pioveva ancora e purtroppo è saltata la gita a Long Island: peccato perché avevo proprio voglia di provare a fare un tuffo nell’oceano. La mattina siamo andati a Messa ed il pomeriggio l’abbiamo usato per riposarci di nuovo. Non so bene perché, ma io qua sono perseguitato da un sonno cronico e l’idea di potersi stendere sul letto un paio d’ore mentre fuori pioveva mi ha allettato troppo.

Lunedì è ripresa la routine feriale, ma alla sera ci aspettava il “BBQ party”! “BBQ” è l’abbreviazione che usano qua per dire “barbecue”; non pensate, però, a salsiccia, braciole, fiorentine, costolette... qui significa hot dog e hamburger. Oltre ai panini, la cucina offriva penne alla vodka, fagiolata, insalata, formaggio, pannocchione di granoturco, cocomero, cookies (che non si può tradurre con “biscotti”), limonata e tè freddo. Il tutto nella modalità “All you can eat”, cioè paghi la quota, ti fanno un timbro e mangi tutto quello che vuoi, fino a scoppiare. Io ci sono andato vicino!

Ma la giornata di lunedì è stata testimone anche di un altro evento: lo sbarco del nostro primo ospite, protagonista del prossimo post!

P

Forza e coraggio!

In questi giorni, purtroppo, diverse persone a noi vicine stanno vivendo un momento difficile in Italia. Noi siamo andati un po’ giù di morale e non abbiamo avuto voglia di aggiornare il blog. Poi, però, abbiamo pensato che le uniche cose che possiamo fare da qui, sono ricordarvi la nostra vicinanza nello spirito, ed offrirvi un quarto d’ora di svago leggendo le cose che ci capitano qua. Allora, FORZA E CORAGGIO!

P&N

lunedì, agosto 28, 2006

Black out

Purtroppo tutte le nostre possibilità di collegamento da casa sono saltate in questo week-end (sto scrivendo dal lavoro). Speriamo che un intervento tecnico risolva tutto al più presto, altrimenti diventerà molto difficile tenere aggiornato il blog.

Se volete fare un picchetto di protesta, potete venire in Riverside Drive.

P

giovedì, agosto 24, 2006

Routine?!?

Forse sì. Stiamo entrando nella routine.
(Per fortuna, in realtà, la Nico riesce sempre a sbalordire con delle uscite incredibili, ma poi non vuole che vengano raccontate...)
Da lunedì Paolo lavora a tempo pieno alla Columbia e la Nico studia inglese.
Lo studio di Paolo è un po' piccolo e, soprattutto, non ha finestre, ma parlando con altri visiting scholar della Columbia si è reso conto di essere trattato veramente bene: normalmente loro possono stare solo nelle biblioteche o, al massimo, avere accesso a qualche laboratorio. Paolo, invece, ha un ufficio interno al dipartimento, e presto avrà un ottimo PC a disposizione (per ora usa ancora il suo portatile, sottraendolo alla Nico). Compagno di stanza, nonché guida, di Paolo è l'ingegner Manuel Miranda, studente peruviano di PhD e Teaching Assistant (dai, Christian, non essere geloso). Ancora la ricerca non è entrata nel vivo, si sta valutando insieme a Deodatis come pianificare il lavoro e quali argomenti approfondire.
La Nico ogni mattina prende il bus e va al corso di inglese dalle 8 alle 10. Ricordate il film "Save the last dance", in cui la protagonista cambia scuola, entra per la prima volta nella nuova classe e si rende conto di essere l'unica bianca? Beh, i compagni della Nico sono tutti ispanici, tanto che erano meravigliati del fatto che non sapesse parlare in spagnolo. Al corso fa la grossa, perché gli altri non solo non sanno l'inglese, ma non capiscono nemmeno gli esercizi più facili. Al pomeriggio studia, pulisce, cucina e guarda la tv (guarda la TV).
Alla sera, però, ci sono gli impegni mondani. Come avevamo preannunciato, siamo andati a vedere la Traviata nientepopodimenochè a Central Park, insieme al gruppo giovani della Parrocchia del Corpo di Cristo. Siamo arrivati su un enorme prato con un mare di persone stese o sedute che mangiavano, parlavano, leggevano... ci sembrava di essere tornati alle GMG. Purtroppo eravamo lontanissimi dal palco, quindi abbiamo solo potuto ascoltare. Però l'atmosfera era incantevole ed è stato veramente emozionante ascoltare l'opera in mezzo a migliaia di persone in assoluto silenzio, in un parco illuminato solo dalle sagome lontane dei grattacieli di Manhattan e dal bagliore del palcoscenico. Noi, da veri sprovveduti, siamo arrivati là senza aver mangiato e senza cibo con noi. Fortunatamente i nostri amici ci hanno offerto coperte per sederci sull'erba, vino, ed un'ottima torta salata a base di funghi e, soprattutto, cipolla veramente... potentissima (probabilmente, per quanto fossimo lontani, anche il direttore d'orchestra se ne è accorto). Anche lì la Nico ha dato spettacolo. Alla fine tutti i nostri compagni chiedevano a lei di tradurre in inglese ciò che era stato cantato nel finale. Per farlo erano necessarie due cose: aver capito ciò che dicevano i cantanti e sapere l'inglese. Per quanto riguarda la prima, ha un po' barato perché avevamo ripassato la trama lunedì sera, ma sulla seconda... POVERO VERDI!
L'importante è che abbia sempre più fiducia in se stessa, e i progressi ci sono (Ce la sto mettendo tutta!).
Quella di mercoledì è la serata che preferiamo: "our friend HR" (auar friend eiciar) ci porta tutti nel salone e SI BALLA! A rendere il tutto ancor più divertente, però, è il fatto che la maggior parte delle persone che ballano con noi sono nel disperato tentativo di abbordare. Paolo è stato assalito da una cinese, la Nico, invece, ha successo coi ballerini più maturi... In particolare uno, vedendo che Paolo stringeva con singolare affetto la Nico, ha cominciato ad ammiccare come per dire "Questa è una facile, quando dopo tocca a me la sistemo..."! Illuso!!! (lui o io?!?!)
Dopo un'ora ed un quarto di tango e swing, l'attesissimo quarto d'ora finale con i balli di gruppo. Ne stiamo imparando di straordinari, da far impallidire bans & Co. Speriamo solo di memorizzarli bene per poterli ripetere in Italia. Se troveremo il coraggio, le prossime settimane ci filmeremo.
Questa sera ci sarebbe dovuta essere una cena a base di piadina ma... in realtà... è stata a base di una cosa che assomigliava molto di più alle michette del Mulino bianco. Ritenteremo! Intanto, se quanche anima pia avesse voglia di imballarci strutto e lievito, farebbe cosa molto gradita.
P&N

mercoledì, agosto 23, 2006

Deformazione professionale...

Da ora ho inserito anche un contatore di visite che ci dirà tutte le statistiche del blog.

Ciao ciao,
P

martedì, agosto 22, 2006

Verdi nel verde

Ciao a tutti, oggi non avremo tempo per aggiornare seriamente il blog, perché questa sera ci aspetta un evento: il Comune di NYC ha deciso di offrire alla cittadinanza una rappresentazione della Traviata in mezzo a Central Park. Derek e Lora ci vanno e ci hanno invitato ad unirci al loro gruppo (non ho capito bene, ma potrebbe essere una specie di ACG... indagherò!).
Ciao a tutti e Libiam ne' lieti calici!

P

lunedì, agosto 21, 2006

Paese che vai...

Oggi ho accompagnato la Nico a prendere l'autobus alle 7.45 e poi sono venuto alla Columbia per iniziare a lavorare. Sono arrivato qui poco prima delle 8 e, come sarebbe accaduto in Italia, era tutto chiuso e vuoto. Mi sono messo seduto per terra ad aspettare, davanti alla porta del dipartimento.

Alle 8.15 circa, la porta del dipartimento si apre dall'interno ed esce un uomo in calzoncini e maglietta con un rasoio elettrico in mano. Era abbastanza evidente che aveva passato la notte qui, o che comunque era arrivato prestissimo e contava di riordinarsi nel bagno della Columbia.

Vedendomi è stato gentilissimo e mi ha subito chiesto chi fossi, cosa volessi, si è presentato dichiarandosi "tecnico del laboratorio informatico" e mi ha subito spalancato le porte del computer lab, offrendomi una sedia ed un PC.

E' stato inevitabile pensare che, ovunque si vada, i veri presìdi delle università sono i tecnici informatici...

P

domenica, agosto 20, 2006

Un successo planetario

Cari amici, siamo veramente felici e orgogliosi. Ci arrivano in continuazione notizie del fatto che il blog, scritto a New York, viene letto a Cesena, Rimini e Bologna, ma anche in Brasile, a SanFrancisco, a Santa Barbara e a Los Angeles. Veramente!!!

Grazie perchè ci fate sentire il vostro affetto. Noi vi vogliamo moltissimo bene!

P&N

Las Vegas?!?!?!

Vi siamo mancati? Eccoci qua, pronti a fornirvi la vostra "dose" quotidiana!

Non vi abbiamo ancora raccontato dell'incredibile pomeriggio di sabato. Abbiamo preso il bus per provare il tragitto che dovrò fare tutti i giorni per un mese per andare al corso di inglese. Abbiamo percorso quasi tutta Broadway fino ad arrivare al suo cuore pulsante: Times Square e dintorni. Non potete immaginare in cosa ci siamo trovati immersi! Cartelloni pubblicitari luminosi piccoli, grandi, grandissimi, teatri, neon, gente in ogni dove, grandi magazzini, centri commerciali, sedi delle più famose società, case editrici, aziende. Siamo rimasti entrambi a bocca aperta e con il naso all'in su. Non potevamo credere ai nostri occhi, ci sembrava davvero di essere a Las Vegas. Dopo Harlem, la Columbia, Down Town e Central Park, abbiamo scoperto ancora un'altra New York. Passengiando nei dintorni, abbiamo visto l'Hard Rock Cafè (per la gioia di Mattia), il Chrysler Building, l'Empire State Building (la prossima volta ci saliremo anche sopra, così finalmente realizzaremo il cartellone del matrimonio e Paolo farà King Kong), la New York Public Library e in mezzo a tutto questo il carinissimo Bryant Park (la foto qui accanto l'ho voluta fare assolutamente perché mi ricordava "Where is Mr. Brown?"). E poi ancora un negozio di scarpe con Puma, Champion, Adidas, Nike, Airwalk... tutte a meno di 29$ (stava per comprare anche Paolo, ma non avevano più il suo numero), il negozio degli Yankees (trova le differenze), un negozio di maschere e travestimenti e tanto altro. Da quando siamo arrivati Paolo mi stressava con la storia che voleva mangiare un hot dog comprato dai carrettini ambulanti, e finalmente ha realizzato il suo sogno! Dopo vari altri giri abbiamo deciso di entrare in uno dei tanti centri commerciali, il Manhattan Mall. Quattro (o cinque, o sei?) piani di negozi di ogni genere e fast food. C'era un negozio che vendeva solo cappellini di New York (sicuramente più di mille tipi), un altro divertente con tutti i tipi di magliette e felpe con i loghi o le scritte delle varie università, gruppi, associazioni, frasi stupide... Avevo pensato di comprare questa maglietta per il nostro ormai collaudato club "Serata donne". Cosa ne dite ragazze?
C'era un fast food per ogni possibile cibo tipico, di tutti i paesi del mondo, mancavano solo piadina e crescioni. Noi ci siamo mangiati due tacos con rice e black beans e una quesadilla con salsina messicana... ci son rimasti un po' pesantini...
E così, siamo tornati a casa ancora frastornati e meravigliati, ammirando la Columbus Circle, l'ingresso principale di Central Park, il Chrysler e l'Empire illuminati. Fantastico!!!

La città dorme fino a tardi di domenica (anche Paolo). Contrariamente agli altri giorni non si sentono rumori, macchine che passano, musica a tutto volume. E' bellissimo svegliarsi con la quiete, almeno un giorno a settimana.
Oggi è stata una giornata tranquilla. Insomma, mica tanto: la mia prima giornata di studio. Che fatica! Sono proprio impedita con l'inglese! Il corso sarebbe cominciato lunedì scorso, quindi ho cercato di recuperare la settimana di lezioni perse, ma ne ho fatte solo la metà.
Nel tardo pomeriggio siamo andati a Messa in una nuova chiesa, Notre Dame. Importano l'acqua miracolosa direttamente da Lourdes e la prima cosa che vedi entrando in chiesa è la Madonna di Lourdes in una parete di roccia che occupa tutta la parte dietro l'altare.
La serata l'abbiamo dedicata al blog.

Da domani si fa sul serio, comincia la routine. La prima settimana di "vacanza" è già finita.
A presto,
N

Flikr

Molti di voi ci hanno chiesto in vario modo di pubblicare molte foto. Per ovvi motivi, però, se avessimo esagerato il blog si sarebbe appesantito. Mi chiedevo da qualche giorno se fosse possibile inserire un Flikr badge nella colonna di sinistra, poi, proprio oggi, ho visto che Marco Cova l'ha già fatto! Sempre un passo avanti...

Allora mi sono ingegnato e l'ho inserito anch'io, un po' ripulito come avevo fatto per la Parrocchia.

Clickando sul badge potete accedere alla raccolta di tutte le foto che non abbiamo potuto inserire direttamente sul blog, e persino commentare le singole immagini. Forse sto complicando le cose, ma recentemente abbiamo avuto molte piacevoli sorprese anche dai più incalliti tecnofobi, quindi ho deciso di provare.

P

venerdì, agosto 18, 2006

Salsa

Questa sera al Pub dell'International House si balla la salsa, ma non è di questa "salsa" che voglio parlarvi, bensi di quella di pomodoro. Infatti, ho appena finito di mangiare maccheroni con salsa di pomodoro e olive (come quelli che avevamo fatto insieme io, Giacomo e Matteo) preparati dalla fantastica cuoca italiana che mi sono portato dietro.
Lo sapete chi è l'uomo più ricco del mondo? Se avete risposto "Bill Gates" avete sbagliato. Grazie agli effetti dell'euro forte, il signor IKEA lo ha superato, e se foste stati con noi oggi avreste ben capito il perché. E' incredibile il volume di vendita che hanno i negozi IKEA sparsi per il mondo. La gente compra, compra, compra in continuazione ed in quantità. Solo qui attorno a New York ci sono tre punti vendita, e noi oggi ne abbiamo visitato uno. Col meraviglioso set completo di pentole e padelle che abbiamo portato a casa per 49$, la nostra cucina è finalmente operativa e abbiamo potuto fare la prima cenetta romantica nel nostro appartamento.
Si sta per concludere la prima settimana di permanenza qua, e nonostante e-mail, blog, messenger e skype, la nostalgia comincia a farsi violenta. All'IKEA vendono anche le cornici, e mentre appendevo il disegno che ci ha regalato Fede prima di partire (con dietro scritto "Grazie che siete miei zii") mi son venuti i goccioloni.
Il nostro appartamento sta diventando più carino, ora abbiamo anche due piantine, speriamo che durino più di quelle che abbiamo "gestito" a Cesena.
Infine, cogliendo l'occasione per ringraziarlo, pubblico il contributo fotografico di Chicco, che in qualche modo ha trovato foto bellissime dell'IH. Quello che vedete nella prima è il Sakura park, in cui abbiamo mangiato il gelato ieri. In quella panoramica potete distinguere il parco, l'edificio "South" che vi sta immediatamente sopra e l'edificio "North" che sta sopra il precedente (magari clickateci per ingrandire un po'). La zona verde accanto all'IH North è una enorme terrazza, un tempo adibita anche a campo da pallavolo, ed è ciò che vediamo dalla nostra finestra se guardiamo in basso. Se invece guardiamo davanti a noi, vediamo il landscape di midtown.

P

giovedì, agosto 17, 2006

Good day

Non ho capito benissimo perché la mia dolce consorte abbia voluto intitolare così il post di oggi, comunque mi pare sia segno che è felice e che comincia ad essere soddisfatta di come stanno andando le cose, quindi ho accettato volentieri. "Good day"!

Grazie ancora a tutti per i messaggi, i commenti e le e-mail. Sono davvero molti di più di quanti ce ne aspettassimo e ci fanno un mucchio di piacere! Accendiamo il computer appena svegli per vederli e li controlliamo ogni volta che possiamo durante la giornata. Purtroppo, visto che sono tanti, non riusciamo a rispondere a tutti come vorremmo, ma sappiate che sono graditi e considerati.

Oggi è stata una giornata veramente intensa. Ieri pomeriggio abbiamo investito molto tempo alla ricerca di un corso di inglese che iniziasse presto, prestissimo, subito. Purtroppo la maggior parte dei corsi comincia a metà settembre o dopo. Ma alla fine abbiamo scovato il "New york Language Center": sede abbastanza vicina, prezzi accessibili, e corsi... da subito! Questa mattina siamo andati là, carichi di buone intenzioni, e l'istituto che abbiamo trovato ci ha effettivamente fatto una buona impressione. Hanno detto che il problema più grosso della Nico è che si vergogna a parlare (certo! anch'io!!! vorrei vedere loro, in italiano!) ma è già abbastanza brava, e l'hanno inserita nel quarto livello su sette (sono molto orgoglioso). Lunedì si comincia, non si sa quando si finisce...

Al ritorno abbiamo deciso di passare da Central Park e siamo rimasti sbalorditi. In dieci passi, si lascia una metropoli di mattoni, acciaio e calcestruzzo e ci si trova in un ambiente che a noi ha ricordato le passeggiate dei campi-scuola. Laghi, piante, prati, sentieri... tutto curatissimo e pulitissimo. E ne abbiamo vista solo una parte minuscola. Anche l'aria è diversa, non c'è nemmeno la puzza! (clickando sulle immagini, si possono vedere leggermente più grandi)

Prima di tornare a casa abbiamo comprato un altro po' di prodotti tipici newyorkesi.

Nel pomeriggio abbiamo fatto il nostro primo affare: speculando su una povera ragazza che stava partendo, per 30$ mi son preso televisore con videoregistratore incorporato e mega-ventilatore d'acciao. In realtà del secondo non sentivamo troppo il bisogno. Qui il clima è ottimo: il sole picchia ed è veramente caldo (forse le temperature sono più alte che in Italia), ma si sta bene e non c'è umidità. La notte è molto ventilata, sarà il fiume, sarà che siamo al nono piano, sarà quell'immenso polmone verde che è Central Park, comunque abbiamo sempre dormito benissimo.

In serata abbiamo partecipato al Sakura Ice Cream Social: siamo andati in un parchetto qui sotto l'IH e ci hanno offerto gelato a volontà. Io e la Nico abbiamo mangiato con Bing (studentessa cinese di finanza) e Andreas (studente tedesco di legge). Quando sono tornato dopo aver preso una seconda dose di gelato, ho trovato la Nico che parlava animatamente con i due. Sarei veramente curioso di sapere cosa abbia raccontato. Probabilmente lo sono anche Bing e Andreas...

Infine, come richiesto da Giova, per chi ancora non l'avesse, ricordiamo il nostro indirizzo:
Paolo Bocchini e Nicoletta Nori
500 Riverside Drive, Apt. 9H
New York City, NY 10027
Potete contattarci anche via e-mail (ora anche la Nico controlla il suo indirizzo), su Skype e su MSN-Messenger. Visto quello che è successo appena ho sbloccato i commenti, però, preferisco non pubblicare qui gli indirizzi elettronici, comunque dovreste essere tutti ben forniti.

P

mercoledì, agosto 16, 2006

Rumba, Mambo, Cha-cha-cha!

Incredibile: questa sera abbiamo fatto la prima lezione di ballroom dancing...
Abbiamo cominciato con lo swing, per proseguire con la rumba, la polka e il cha-cha-cha. Veramente fantastico. Sotto la guida del simpatico ragazzino al centro che ha appena compiuto 90 anni, era previsto il cambio di partner ogni due minuti, quindi abbiamo ballato con ragazzi e ragazze di ogni tipo, razza e colore: dalle russe ai coreani, dagli indiani alle africane...

Siamo distrutti, e domani vado a comprare un tutore per il ginocchio: la rumba è più pericolosa del beach volley!

P

"Il Greco" spacca!

Dico solo questo.

Oggi ho avuto il primo incontro con Deodatis, ed è andato meglio di ogni più rosea aspettativa. Non vedo l'ora di iniziare a lavorare con lui.

Prima, però, devo ancora sistemare un po' di cosette.

P

Se ci siete, battete un colpo

Grazie davvero a tutti per ogni feedback!
Grazie per i commenti e grazie per le e-mail. E' sempre bello sentirvi vicini. Continuate così!

Abbiamo anche rimosso la necessità di registrarsi per lasciare commenti. Ora è veramente facilissimo.

P&N

martedì, agosto 15, 2006

Primi giorni

Ciao, finalmente abbiamo tempo per scrivere. I primi giorni sono stati davvero intensi. Vi facciamo un bel riassunto. È molto lungo ma deve coprire i giorni più difficili. In futuro saremo più sintetici (e comunque, ovviamente, legge solo chi ne ha voglia).

VENERDÌ 11

Sveglia di buon mattino e partenza, in corteo, alla volta del glorioso Guglielmo Marconi di Bologna. Guida Quinto, segue Mauro ed infine Ale. Solo quattordici persone, perché una zia e due cugine di Paolo ci aspettavano già a Bologna. In tutto siamo entrati in aeroporto in diciassette. Forse sarebbe stato meglio noleggiare un pullman.

La ragazza al check-in ha dato fin da subito segnali chiari di essere ancora nel dormiveglia, e di conoscere molto poco il lavoro che svolgeva. È anche da capire: siamo arrivati al bancone in 17 persone e 7 bagagli con 2 biglietti...

Dopo gli ultimi (almeno così credevamo) struggentissimi saluti, abbiamo varcato la dogana e, con molto anticipo e disciplina ci siamo messi ad attendere il nostro volo. Poi, a pochi minuti dall’imbarco, è accaduto il terrore di ogni viaggiatore. Tutti gli altoparlanti dell’aeroporto si sono messi a strillare “Il signor Paolo Bocchini è atteso all’accettazione numero 17”. Siamo caduti nel panico più completo, anche perché nessuno attorno a noi sapeva cosa fosse l’”accettazione”, nemmeno i poliziotti e gli operatori. Abbiamo dedotto che doveva essere un termine improprio, quindi abbiamo concluso che doveva essere opera di quel GENIO che stava al check-in. Per risparmiare tempo abbiamo deciso che la Nico sarebbe rimasta al di là della dogana con i bagagli a mano, mentre Paolo sarebbe corso al check-in. Ovviamente al bancone c’era già tutto il gruppo dei parenti che protestava animatamente per capire quale fosse il problema. Mattia ed Ale, invece, avevano schierato i quattro bimbi a sedere nel mezzo della hall, per farli stare calmi. MITICI! La ragazza al check-in, ha poi spiegato a Paolo che una nuova direttiva appena giunta, proibiva ogni bagaglio a mano diretto negli USA. La scelta di lasciare la Nico ed i bagagli al di là della dogana, quindi si è rivelata sbagliata (certo che se la svegliona ci avesse chiamati entrambi…), Paolo ha dovuto richiamare la Nico e, con la paura di perdere il volo, abbiamo imbarcato nella stiva il portatile di Paolo, la videocamera, la macchina fotografica, l’i-Pod, i gioielli e tutto il resto, senza alcuna protezione. Inutile descrivere la paura che abbiamo avuto finché, al JFK, non abbiamo potuto riaprire le valigie.

Il volo ha fatto tappa a Vienna, e dopo un giretto per il centro della città (c’è un treno che collega l’aeroporto ed il centro, sembra un’astronave, ma va più lento di un regionale Savignano-Forlimpopoli) ed uno spuntino ci siamo resi conto che in “tutto il resto” che era nei bagagli a mano c’erano anche documenti che ci sarebbero serviti alla dogana al JFK. Purtroppo un funzionario dell’aeroporto di Vienna ci ha detto che ci lasciava partire, ma non ci avrebbe fatto recuperare i documenti. Dopo mille controlli antiterrorismo, cani antibomba che ci annusavano di continuo e perquisizioni varie (erano convinti che il Labello della Nico potesse esplodere e ce lo hanno sequestrato) siamo riusciti ad imbarcarci nuovamente. Il volo è stato lunghissimo, un po’ noioso, ma anche carico d’ansia. Non avevamo nemmeno un libro da leggere... Non potete immaginare lo spettacolo che è la baia di Long Island vista di notte dall’alto. A quel punto pensavamo di avercela fatta, ma c’era ancora l’incognita dei documenti nella stiva. Dopo circa un’ora di fila siamo riusciti a fare dogana, ma un attimo prima di lasciarci passare, l’ufficiale si è accorto che fra i mille documenti che avevamo presentato ne mancava uno. Paolo ha provato a spiegare la storia, ma il poliziotto non ha voluto sentire ragioni e ci ha fatto fare un’altra fila, alla fine della quale, scortati, abbiamo potuto aprire il bagaglio, prendere il documento, mostrarlo ed entrare.
USA!!!
Appena usciti ci ha assalito un soggetto loschissimo che voleva portarci in Taxi, ma mentre Paolo, rifiutando, si dirigeva verso la fila dei taxi gialli, la Nico aveva già dato tutti i suoi bagagli ED IL COMPUTER DI PAOLO al pachistano. Per fortuna, alla fine siamo riusciti a recuperare le nostre cose, a salire su un taxi ed a raggiungere l’International House. Quando abbiamo visto in lontananza le sagome illuminate dell’Empire state Building e del Chrisler Building abbiamo capito che era tutto vero. Che giornata!!!

SABATO 12

Fregandocene del fuso, ci siamo svegliati alle 6 di mattina (e la Nico continua a farlo!!!) ed abbiamo cominciato a perlustrare l’International House (IH) ed il quartiere in cerca di... tutto. Usciti dalla casa potevamo scegliere se andare a destra o a sinistra. Purtroppo siamo andati a sinistra. Ci siamo trovati nel mezzo di Harlem, quartiere squallidissimo, sporco, povero, pieno di facce molto losche, e ci siamo subito scoraggiati. L’unica cosa buona è il “99c” un negozio in cui vendono tutto a 99 centesimi di dollaro O MENO. E non è nulla di paragonabile ai nostri negozi a “tutto a un euro” perché lì c’è veramente TUTTO. Paolo ormai è di casa, e se non ci va almeno un paio di volte al giorno si preoccupano. Grazie a Christian per la dritta! Abbiamo anche cercato una chiesa per partecipare alla Messa domenicale. La più vicina all’IH è la grandissima Riverside Church. Anche quella è gestita in maniera ben diversa da come siamo abituati: per entrare bisogna registrarsi e prendere il cartellino con scritto il nome. Dentro puoi trovare ogni tipo di funzione religiosa, di OGNI RELIGIONE. La chiesa è proprio solo una struttura, un luogo di culto interreligioso. Dentro convivono pacificamente un po’ tutti. Ogni ministro si “affitta” un certo spazio, per un certo orario. Il pranzo è stato da un Subway gestito da due messicani (e qui grazie ad Alle) ma la Nico non è stata molto contenta.

Al pomeriggio siamo andati a down-town in metropolitana, abbiamo visto ground-zero (dove c’erano le torri gemelle, ed ora c’è un gran buco), il “Century 21” (il grande magazzino coi prezzi più bassi di NY, grazie Chris!!!) e altre amenità. Alleghiamo anche la foto con Paul&Nick ed una famosa signorina francese che sta a NYC da un pezzo sullo sfondo. Quando siamo scesi dalla metropolitana ci siamo trovati in un mondo nuovo e strano, dove è vero che il palazzo più basso ha 100 piani, dove tutte le strade sono larghissime e tutte le auto enormi. L’uomo è un puntino.

Alla sera, dopo aver mangiato nel ristorante più vicino a casa (che purtroppo era italiano), siamo tornati a casa alle 9, ci siamo appoggiati nel letto sporchi, vestiti e con le luci accese e siamo crollati lì, entrambi, fino alla mattina dopo.

DOMENICA 13

La Nico si è svegliata alle 6, siamo andati a far colazione e a cercare una messa alla Riverside Church, ma la prima “cattolica” era alla 10.45. Abbiamo quindi girato un po’ per Morningside Heighs, il nostro quartiere, ed abbiamo scoperto un mondo completamente diverso da Harlem: bello, pulito, pieno di giovani, e imperniato sull’enorme Campus dalla Columbia che è veramente qualcosa di stupendo! È incredibile, il fatto che non esista UNA New York, ma MILLE: solo camminando per 50 metri in una direzione o nell'altra puoi trovarti in due mondi completamente diversi. Ci sono confini non scritti, ma chiarissimi, e stiamo imparando ad orientarci.
Abbiamo anche trovato un’altra chiesa vicina a casa nostra, molto più simile alle nostre parrocchie (c’è persino il foglio di collegamento!). Abbiamo deciso di andare a Messa lì. Fanno un pontificale in latino ed una messa in spagnolo per ogni solennità, ed hanno un coro gregoriano fantastico. Eppure è una chiesina molto piccola, con tutte le caratteristiche di una parrocchietta italiana. Ovviamente c’è anche il sacerdote che saluta tutti i fedeli all’uscita stringendo loro la mano (ma sui vari “Esiste davvero!” faremo un post specifico).

Avendo trovato tanti nuovi negozi e supermercati (qui aperti 24 ore al giorno e 7 giorni la settimana) abbiamo comprato il necessario per pulire l’appartamento. Abbiamo anche comprato le cose da mangiare. All’inizio non riuscivamo a trovare nulla, ma alla fine abbiamo comprato anche la pasta e il lievito per la pizza.
Non siamo ancora riusciti ad integrarci nel tradizionale “brunch” domenicale, ma forse la settimana prossima proveremo anche noi l’emozione di bere un cappuccino da un litro, mangiando ogni genere di schifezza.
La domenica pomeriggio è stata dedicata allo spaludamento dell’appartamento. Da buona residenza per studenti, c’era sporco secolare in ogni dove.
Cena nel posto più vicino all’appartamento dopo il ristorante italiano, che purtroppo era McDonald’s. La sera siamo crollati come sabato, ma essendo un po’ più esperti, ci siamo almeno spogliati e lavati.

LUNEDÌ 14

La mattinata è stata dedicata nuovamente alle pulizie. Alla fine la casa aveva cambiato colore e, soprattutto, odore. A tal proposito dobbiamo anche dire che aveva perfettamente ragione Giggi: a New York c’è la puzza. Non si capisce bene da dove venga e di cosa sia, ma tutta la città è pervasa dalla stessa puzza di fondo. Ormai, comunque, siamo assuefatti e non la sentiamo più.
Il lunedì pomeriggio abbiamo visto Madison square, l’Empire State Building e siamo andati da Macy’s: il più grande “grande magazzino” del mondo. La Nico è ancora sconvolta: c’era uno spazio grande come un nostro ipermercato (ma forse di più), dedicato solo alle cravatte, un altro dedicato solo ai cosmetici... e così per ogni cosa. È rimasta nauseata persino la Nico, siamo usciti quasi subito (ma Paolo teme fortemente che, tornando più preparata, possa fare di meglio...).

MARTEDÌ 15

Dopo la colazione abbiamo aperto un conto corrente, e siamo andati a Messa per l’Assunzione. Il Sacerdote, vedendoci per la seconda volta, ci ha attaccato la pezza, ci ha presentato un Prof. Associato italiano che ora vive qui ed uno studente americano che vive con noi all’IH. È il nostro primo amico, è arrivato giovedì, si chiama Derek e questa sera lo raggiungerà sua moglie Lora; sono entrambi musicisti.

Ed eccoci qui, finalmente abbiamo avuto un po’ di tempo per fermarci e per scrivervi.
Insomma, qui stiamo bene, ma è tutto un po’ difficile. Ci sono difficoltà che chi non prova non può nemmeno immaginare. Nemmeno noi le immaginavamo. Trovarsi qui senza niente, senza sapere dove cercare le cose che ci servono, senza sapere come portarle a casa, diventa un problema anche comprare un lenzuolo (qui non hanno le misure in centimetri o pollici, qui le misure sono “twin”, “full”, “queen”, “king”, ma ci abbiamo messo un secolo per capirlo e per capire quale ci servisse, e questo è solo il più stupido dei mille esempi; la Nico non è ancora riuscita a trovare il burrocacao, e pensare che ci sono farmacie che sembrano ipermercati). Per noi ogni piccolo passo avanti è un’enorme conquista, e, anche se non siamo ancora a regime, ci sentiamo sulla buona strada.
Stiamo imparando ad orientarci bene, a capire dove dobbiamo andare e dove NON dobbiamo andare. Stiamo conoscendo persone, stiamo imparando le loro abitudini, stiamo raccogliendo informazioni. E tutto ciò vale molto più di mille libri.

P&N

giovedì, agosto 10, 2006

L'attesa

Sono ancora a casa, a Cesena, in Italia. Mi aspettavo che preparare la trasferta fosse difficile, ma mai avrei immaginato tali e tanti ostacoli. In dialetto romagnolo c'è un modo di dire che rende molto bene l'idea, e in italiano recita "Pensavo pioggia, ma non tempesta". La ciliegina sulla torta sono stati i fatti di oggi, con l'attacco terroristico sventato e tutti gli areoporti nel caos più totale.

Ma domani si parte davvero!

Ora spengo il computer, e lo riaccenderò a NYC!

P