venerdì, settembre 29, 2006

Dagli Appennini alle Ande

Mercoledì è stata un'altra giornata particolare perché abbiamo avuto il primo ospite straniero a pranzo. Dobbiamo dire "straniero" e non "americano" perché Manuel viene dal Peru, ha fatto tappa alcuni anni in California, ha trovato una ragazza del Connecticut, e sono finiti a vivere a New York City. Manuel J. Miranda è il compagno di ufficio di Paolo (forse lontano parente di Stefano D. Miranda). La Nico era preoccupatissima perché voleva fare bella figura ed indovinare i gusti dell'ospite. Dopo molti giorni di discussione interna, la scelta del menù è caduta su
  • pasta al pomodoro con melanzane, il tutto gratinato al forno con la mozzarella (Kraft, quella vera!!!)
  • cotolette (che Manuel chiama "Chicken Milanese")
  • patate lesse (con italian o ranch dressing a scelta)
  • crostata
  • caffè
Niente di specialissimo, ma tutto di ottima qualità, e l'ospite sembra aver gradito molto. Fra pizza, piadina, crescioni, crostini, tagliatelle, strozzapreti e dolci, la Nico sta diventando una cuoca perfetta, ed ha testualmente dichiarato che "l'obiettivo è la zia Mary".

N&P

Bake sale

Lunedì è stata una giornata di svolta per me.
Cominciamo dall'inizio: nella nostra nuova Parrocchia, un po' di settimane fa, avevamo conosciuto una signora italiana, Paola, che abita a New York ormai da vent'anni con marito e due figli. Paola è la responsabile locale della Comunità di S.Egidio e ci ha subito invitato a partecipare al loro momento di preghiera che fanno tutti i martedì alle 6.30 p.m. e alle loro iniziative. Lei è stata subito molto simpatica e carina con noi e, a parte la paura per la lingua, avevo pensato di partecipare alle loro attività.
Proprio questo lunedì, la comunità aveva organizzato, come tutti gli anni, un bake sale (bancarella di dolci) nel mezzo del campus della Columbia per sostenere il Dream Project, cioè un progetto per la prevenzione della trasmissione dell'AIDS dalle madri ai figli in Africa.
Dopo il mio corso di inglese, sono quindi andata al campus della Columbia, dove ho trovato Paola, il matiro Andrea, e Carol (un'altra signora davvero molto gentile con me e Paolo, tanto che si sta preoccupando di trovarmi un altro corso di inglese, possibilmente gratuito) che stavano allestendo i tavoli con i dolci. C'erano davvero un sacco di torte e biscotti, tutti fatti a mano dalle persone della Parrocchia o che fanno parte della Comunità S.Egidio che avevano voluto contribuire. Finito di allestire, Carol e Andrea sono dovuti andare via, quindi per quasi tutta la mattina siamo rimaste solo io e Paola. Ho dovuto imparare tutti i nomi dei vari dolci e tutti i diversi prezzi. All'inizio... che confusione... ogni volta che si avvicinava qualcuno alla bancarella, speravo che si dirigessero verso Paola. Dopo un po' avevo imparato le domande e le risposte più facili (che cos'è, quanto costa...), ma se qualcuno chiedeva qualcosa fuori da queste... panico! E poi quando dovevo spiegare chi eravamo e qual era il progetto, non vi dico le prime volte cosa usciva dalla mia bocca! Paola mi ha sempre aiutato molto, ma mi ha anche lasciato fare, perchè dice che la pratica è il modo migliore per imparare la lingua. Il pomeriggio sono tornata e, assieme a me, anche dei rinforzi. Così ho avuto modo di conoscere anche altre persone che fanno parte della Comunità e sono davvero tutte simpatiche e carine. Il bake sale è andato molto bene, abbiamo raccolto parecchi soldi e per me è stata davvero una giornata fantastica. Mi sono divertita, ho fatto un po' di pratica in inglese (adesso so tutti i nomi dei dolci americani!), ho fatto qualcosa di utile (e mi sono sentita utile) e ho fatto nuove amicizie. Sono davvero contenta!
Il martedì sono andata al loro incontro in Parrocchia. E' una specie di Liturgia dei Vespri, con canti, un Salmo, una lettura, un breve commento e il Magnificat. E' davvero bello aver trovato un gruppo.

N

Giungla metropolitana

Un saluto a tutti quelli che ci seguono così assiduamente. Scusate se è un po' che non ci facciamo sentire, ma ultimamente gli impegni sono aumentati.
Comunque eccomi qua, a raccontarvi del nostro scorso weekend e di questa bella settimana (se non ci penso io ad aggiornare questo blog...).

Come da due o tre sabati a questa parte, io ero partita con l'idea di andare a fare un po' di shopping, poi ovviamente veniamo presi dalle tante e belle cose che vediamo camminando per New York, e finisce che torno a casa a mani vuote!
Sabato scorso era cominciata bene, infatti abbiamo preso il bus e abbiamo percorso la Brodway fino a quando non abbiamo visto un negozio molto grande di abbigliamento e ho deciso che quella doveva essere la nostra prima fermata (con grande gioia di Paolo!).
Il negozio era davvero grande e con abbigliamento un po' di tutti i tipi e prezzi. Era un outlet, con anche cose di marca a prezzi stracciati (mi sono provata un paio di vestitini da sera molto carini, magari torno e li compro per le prossime serate di gala). Non ho trovato quello che cercavo, così siamo usciti e come meta avevo il prossimo negozio (sulla Brodway ce ne sono davvero un sacco). Invece Paolo si è accorto che eravamo vicino al Museo di Scienze Naturali di New York e voleva andare a dare un'occhiata. Così ci siamo allontanati dalla Brodway e ovviamente non ci siamo più tornati...
Il museo sembra davvero molto grande da fuori, e abbiamo deciso che prossimamente andremo a visitarlo. A quel punto eravamo proprio davanti a Central Park e, visto che Paolo non c'era ancora stato, ci siamo addentrati. Io, ormai molto esperta del posto (l'avevo girato davvero bene con Frank!) l'ho portato a vedere il Belvedere Castle e ci siamo poi fatti una bella passeggiata fra parchi verdi sterminati, gente che correva o camminava, scoiattoli e partere... Eh sì, avete capito bene, PANTERE... mi sono presa una paura quando l'ho vista... sembrava proprio di stare in una giungla!
Usciti da Central Park, grazie al fatto che stava cominciando a far buio, abbiamo visto una grande mela luminosa... eravamo proprio davanti all'Apple Mega Store (questa volta per grande gioia di Paolo e non mia!). Un giretto era d'obbligo, ma non è andata male, non siamo stati dentro troppo.
Di fianco al negozio della Apple abbiamo poi visto quello che noi abbiamo rinominato "Il negozio dei Brasini". Un negozio di giocattoli di tre piani, con peluches di ogni tipo, tutti gli animali possibili e immaginabili, grandi e piccoli... abbiamo subito pensato ai nostri nipotini e a quanto rimarebbero a bocca aperta a vederlo. E poi tante, ma tante caramelle e dolciumi diversi (qui il pensiero è invece andato alla Dany!)... Ormai la stanchezza e la fame cominciavano a farsi sentire, abbiamo quindi cominciato a cercare un posticino dove riposarci un po' e cenare. Camminando siamo arrivati a Columbus Circle, una piazza molto bella, dove c'era anche un grande centro commerciale di quattro o cinque piani. Ci siamo subito diretti nel primo piano dove, oltre al supermercato, c'era una specie di self service, con cibi di tutte le etnie e cucine tipiche. Abbiamo cenato lì, con pollo e patate al forno (credo!). Abbiamo fatto poi un giro per il centro commerciale, ma i negozi erano già tutti chiusi a parte una libreria molto grande, dove abbiamo pensato finalmente di comprare un libro in inlgese per me, per fare un po' di pratica. Le commesse mi hanno consigliato di cominciare con libri per ragazzi, che sono molto semplici da leggere. Ho così comprato "Because of Winny-Dixi", la storia di una bambina che trova un cane al supermercato. Per ora ho letto solo due capitoli, in effetti era proprio quello che ci voleva per me, sono un po' lenta a leggere... Vi dirò come va a finire fra due o tre mesi! Anche Paolo ha comprato un bel libro. Non era tanto tardi, ma avevamo camminato tutto il pomeriggio ed eravamo davvero cotti, così abbiamo ripreso il nostro bus e siamo tornati a casa.

Domenica mattina siamo andati a Messa, mentre circa metà del pomeriggio l'abbiamo passato in casa perchè dovevo preparare un po' di dolci che sarebbero serviti lunedì. Vi chiederete a cosa... ve lo racconto nel prossimo post.
Finito di fare una buonissima torta al cioccolato e biscotti ai Kellog's, abbiamo pensato di andare a fare un giretto. Vicino a casa nostra c'è la tomba del generale Grant e siccome avevamo letto sulla guida che è molto grande e bella, ci sembrava l'occasione giusta per andarla a visitare, ma arrivati lì la guardia ci dice che avevano appena chiuso. Dovevamo quindi cambiare programma e sempre qua vicino c'è il Riverside Park, anche quello avevamo letto che era molto bello. La sfortuna ci stava davvero perseguitando perchè appena ci siamo addentrati nel parco ha cominciato a piovere, ma talmente forte che un misero ombrellino per due non è servito praticamente a niente... siamo arrivati a casa molli fradici e, ovviamente, appena a casa ha smesso di piovere. Ok, non era giornata!!!
Il weekend è finito con la prima sfida a Scrabble (il gioco di società Scarabeo, ma in inglese, per chi non lo sapesse), Paul contro Nick... non vi dico com'è finita... un disastro! Miglioreremo!

N

L'aiutino

Il quiz che vi abbiamo sottoposto era veramente troppo difficile. Il giallo del bidet si infittisce, quindi abbiamo deciso di darvi un indizio e un consiglio.

L'indizio è costituito da questa fotografia.


Il consiglio è... provateci. Mettetevi in bagno, fate le vostre cose, e pensate a come potreste risolvere la situazione in un caso di emergenza!!!

P&N

P.S. capiamo che molti di voi non saranno interessati alle nostre pratiche di igiene intima, ma altri si sono dimostrati così curiosi...

sabato, settembre 23, 2006

Home, sweet home

A grande richiesta, pubblichiamo un po' di foto del nostro appartamento. A dir la verità è anche un pochino meglio, soprattutto come luminosità, di come è venuto in fotografia. Il resto delle foto, come sempre, le trovate su Flickr.
P&N

giovedì, settembre 21, 2006

Magno gaudio nuntio vobis habemus imagines

Finalmente una micro selezione delle fotografie di Frank e' disponibile su Flickr!

Alla fine ho deciso di non inserire le nuove foto nei vecchi post, le trovate tutte solo su Flickr.

P

mercoledì, settembre 20, 2006

Mare al di là dell'oceano... incontra Paul & Nick

[Questo post, titolo, testo ed immagini e' gentilmente offerto da Andrew, che cosi', oltre ad essere stato nostro ospite a casa, e' anche ospite del blog]

Per una serie di motivi che non sto a spiegare, più una curiosa botta di culo, mi ritrovo a New York spesato dalla mia università. Beh.. non proprio a New York ma lì vicino (Frank indovina un pò dove?) nel New Jersey. Raggiungere Manattan costa + o meno 40 dollari di taxi al giorno, a meno che non ti imbatti nel fatidico "Paterson", un furgoncino abusivo, unto, scalcagnato e ricolmo di messicani, che non ha fermate e carica a bordo in derapata tutti quelli che camminano sul ciglio della strada, anche chi non vuole, alla modica cifra di 2 dollari. Sopravvissuto al Paterson non avevo ancora fatto i conti con il lievito della Nico e le avances di Paolo, tutte documentate nelle foto. Paolo mi ha accolto direttamente al di fuori della Columbia University, e lui potrà dire tutto quello che vuole su professori e studi e bla bla bla, ma caro Coppa (so che ci tieni a saperlo) i prati dell'università sono pieni di gnocca, ce nè a mazzetti e giocano persino a calcio.Finito il minitour dell'università, dove Paolo mi mostrava dov'erano le biblioteche e io continuavo a fissare i prati, arriviamo nel suo appartamento dove sorprendo la Nico che impreca alle prese con i fornelli. La prima serata si conclude con una camminata in centro e qualche foto nella stazione centrale dove, a ridosso dell'11 settembre, io e Paolo con fare sospetto ci mettiamo a correre i 100 metri piani per attivare l'autoscatto, mentre i cani lupo della polizia ci squadrano aumentando la loro produzione di saliva. Purtroppo non riusciamo a salutarci a dovere perchè vengo caricato da un Paterson in corsa, così, tramite mail, ci organizziamo per cenare insieme il giorno successivo. Ci troviamo la sera seguente in un tipico locale americano, con una tipica cameriera greca, che parla con un tipico accento calabro-irlandese sconosciuto ai più. Il piatto servitoci è un misto di tutte culture sopracitate, ben amalgamate da una potente frittura che mette sempre tutti d'accordo. Appagato quindi il colesterolo, cerchiamo quindi un gelato che ci tiri sù un pò anche il diabete. Seguendo le indicazioni della Nico, che ormai si ambienta benissimo, camminiamo solo 8 km per trovare un furgoncino del gelato e alla frase "Ecco il gelato!", lui, il furgoncino, che era parcheggiato in quale posizione da circa 5 ore, sgomma e se ne va, lasciandoci lì, soli, con il nostro ditino che indica ancora il disegno sulla fiancata. Rimediamo quindi con un FRAPPUCCINO da Starbucks, un misto latte, cioccolato, gocce di cioccolato fondente, ricoperto di panna montata (whipped cream- uippd crim) e cioccolato fuso, così buono da far dimenticare anche il peggior viaggio in Paterson. Purtroppo non siamo riusciti a beccarci anche a little italy, sotto suggerimento della grande Maria Teresa Vittucci, amica che non abbiamo mai visto in quanto amica di un'altra persona che cmq non abbiamo mai visto nemmeno lei in quanto zia di un'amica che però non vedo da un anno.. beh.. Paolo ci teneva che ve lo dicessi, va bene? Cmq ragazzi ho visto che ve la state passando proprio bene, al limite aprite un chiosco della piada dentro la Columbia :]

Un saluto e un abbraccio dal vostro dal secondo ospite_

Mare

lunedì, settembre 18, 2006

Sunday supper

Domenica sera abbiamo partecipato alla prima grande cena di gala all'International House. L'abito da sera era rigorosamente d'obbligo per le donne, giacca e cravatta per gli uomini. Prima sono stati serviti gli aperitivi nella hall, poi dalle due scalinate sono scesi quattro (due per parte) suonatori di tromboni che hanno ufficialmente sancito l'apertura della cena. Siamo quindi saliti in un salone da mille ed una notte che non avevamo mai visto prima (di solito è chiuso) con una specie di matroneo in cui ci sono tutte le bandiere del mondo che pendono sulla sala, un enorme lampadario liberty e un palco in fondo. Era veramente un'atmosfera d'altri tempi. La cena è stata ottima e raffinata (veramente! qua non credevo che fossero capaci!) , poi c'è stato il discorso di benvenuto del presidente dell'IH, quindi la conferenza del guest speaker, che in questo caso era la Direttrice generale della Croce rossa per New York, e infine un concertino con un po' di musica da camera e un brano tratto dalla Carmen. Abbiamo conosciuto altri amici e la Nico, in particolare, ha trovato una ragazza americana (Jessica) che deve imparare l'Italiano e le ha proposto uno scambio di lezioni.

Abbiamo poi scoperto che hanno vissuto qui anche persone come Rubbia, Bonhoeffer, Eisenhower, Ford, Marshall e tanti altri nomi che hanno fatto la storia.
Insomma, ci siamo sentiti davvero importanti!

P

A bersaglio nel Bronx

Scrivo questo post solo perché sabato mi era venuto in mente questo titolo fantastico e non voglio sprecarlo!

Il fatto è che sabato pomeriggio, su consiglio di Derek e Laura (è ufficiale, si chiama così!) siamo andati al grande magazzino "Target" che è nel Bronx. Si tratta di una catena (forse c'è anche in Italia) di negozi a prezzi bassi, veramente bassi, e con merce di discreta qualità (ci hanno detto "buona", ma saremmo contenti se alla fine si rivelasse almeno discreta). Si trova veramente merce di ogni genere, e ne abbiamo approfittato per comprare le ultime cose che ci servivano per rendere più gradevole e accogliente l'appartamento. Nei prossimi giorni completeremo la campagna fotografica e prestissimo pubblicheremo tutto su flickr (il bannerino qui a sinistra dove ci sono le immagini che girano).
Alla sera avremmo dovuto incontrare Andrew per l'ultima volta, ma una serie di contrattempi e di difficoltà nelle comunicazioni ci ha impedito di vederci. Per cercare di incontrarci, siamo andati alla fiera di San Gennaro. Vi pare strano? Invece no! Saprete tutti che a New York c'è il quartiere Little Italy, e tutti gli emigranti che arrivarono qua erano devotissimi al patrono napoletano. Per questo motivo, ogni anno, per una settimana, Little Italy è in festa, anzi, in delirio! Quelle poche vie rimaste agli italiani (il resto è stato occupato da Chinatown) ospitano una vera sagra paesana con una confusione degna della più stereotipata napoletanità. Non è bella l'immagine che se ne dà di noi, ne veniamo fuori come un popolo di casinisti, intenti solo a mangiare e a fregare il prossimo con giochini stupidi (tipo, "Se fai 5 canestri ti do il pupazzo enorme. Ecco le tue 4 palle", e gli americani ci cascavano!!!). Poi, "mangiare" è una parola grossa! Secondo loro i cibi tipici italiani sono
  • spaghetti con polpette (non "spaghetti e polpette", ma spaghetti con in mezzo le polpette)
  • pizza alta un dito con pomodoro, mozzarella, ananas e prosciutto cotto (o salame piccante)
  • salsicce lunghe circa un metro (non esagero!), arrotolate su se stesse, e servite con parecchi etti di cipolle e peperoni cotti
  • "brasciole" (scritto veramente così)
  • zeppole (almeno questo è veramente tipico, non dalle nostre parti, ma è tipico)
  • pinacolada (servita a litri, con refill gratuito)
Comunque, inutile dire che nessuno era italiano più di quanto noi siamo newyorkesi. Nonostante tutto ci siamo divertiti molto, grazie per la dritta ad Andrea e a Maria Pia Vittucci (Chi è? Ve lo spiega Andrew).

P

La Romagna è anche qui!

Ce l'ho fatta!!!
Finalmente la piadina romagnola è arrivata anche a New York. Ho trovato il lievito giusto ed ecco a voi il risultato...
Ovviamente la mancanza dello strutto si sente, ma possiamo accontentarci.
I nostri prossimi ospiti si preparino!

NN

sabato, settembre 16, 2006

Cose che restano, cose che cambiano

Nel settembre 2001, mentre vedevo il crollo delle torri in diretta televisiva, avevo davanti a me i libri di Scienza delle costruzioni. Lunedì scorso ho vissuto la commemorazione del quinto anniversario subito dopo aver smesso di leggere... altri libri di Scienza delle costruzioni.

Invece la Nico, che tanto tempo fa lavorava, ben lontana dall’idea di rimettersi a studiare, oggi ha sostenuto e superato l’esame finale del suo primo corso di inglese con un brillantissimo 97% di risposte esatte. VERY, VERY GOOD!!! Non la ferma più nessuno.

Io, intanto, ero a Princeton. Il mio obiettivo fondamentale era quello di visitare un’altra delle università più prestigiose del mondo e di incontrare altri membri del Gotha della mia disciplina con la speranza che la scienza mi si infonda per osmosi. Il gigantesco campus di Princeton (è una città!) sembra finto. È proprio come quelli che si vedono nei film, immersi nel verde, con le stradine e le residenze delle “fraternità” e dei “club”. Il posto è veramente fantastico, e credo che nei prossimi mesi dovrò tornarci per lavorare con alcuni professori di là (Popescu sicuramente e forse Prevost). Spero tanto che nelle mie prossime visite il tempo sia migliore (oggi spiovigginava) e che la Nico mi possa accompagnare. A tutti coloro che passano almeno una settimana a NYC, per quante cose ci siano da visitare qui, consiglio di prendere in seria considerazione anche una visitina a Princeton.

P

Paul & Nick featuring Andrew Marini

Dopo un paio di tentativi, siamo finalmente riusciti a comunicare con Andrew e ad incontrarci. Il nostro secondo graditissimo ospite è qua per una ricerca sull’arte contemporanea. Per ora abbiamo condiviso le serate di martedì e mercoledì, durante le quali abbiamo passeggiato per Midtown, in modo da far apprezzare al visitatore il fascino della Manhattan notturna. Martedì, però, Andrew è anche venuto a cena a casa nostra. Noi abbiamo cercato di offrirgli la pizza, ma questa volta ci sono stati alcuni problemi di lievito e, di fatto, Andrea si è dovuto mangiare una specie di piadi-pizza azzima. Comunque non vi preoccupate:
  • nessuno è stato male
  • la “cosa” che abbiamo mangiato era comunque buonina
  • ora abbiamo definitivamente identificato i tipi di lievito giusti per fare pizza, piadina e torte. Tutti i futuri ospiti, potranno assaporare solo prelibatezze! Il sacrificio di Andrew non è stato vano.

Le avventure non sono mancate, dal “Patterson”, alla disperata ricerca di un gelato, alle foto pazze in Grand Central Terminal, ma ci auguriamo di poter stare insieme ancora nel fine settimana per poi raccontarvi tutto in un unico post.

P

martedì, settembre 12, 2006

Il nostro 11 settembre

L'11 settembre è stato il "mesiversario" del nostro arrivo qui, ma è anche molto di più.

La giornata, per noi, si è svolta normalmente, abbiamo fatto i nostri lavori, ed abbiamo ignorato le mille manifestazioni per il quinto anniversario dell’attentato terroristico (con tanto di George W.). Alla sera, però, la Nico mi ha raggiunto in facoltà e siamo andati insieme a Ground Zero, che in quella giornata ritorna “Ground Heros”. Le “americanate”, come enormi bandiere a stelle e strisce o cori di bambini che cantavano “Siamo ancora in piedi” ovviamente non mancavano, ma stonavano solo per noi che non siamo dentro la loro mentalità. Loro vivono certi valori in maniera molto più forte di quanto facciamo noi, e nei momenti più toccanti vi si aggrappano per cercare conforto, per sentirsi più sicuri, per trovare la forza, come potremmo fare noi, ad esempio, con la famiglia.

In mezzo a tutto questo c’erano anche tante manifestazioni del più sentito cordoglio, dell’affetto, dell’amore, del desiderio di non dimenticare il sacrificio. Questo era sicuramente il sentimento dominante: non l’odio, non la sete di vendetta, né il dolore, ma la gratitudine e l’ammirazione per tutti coloro che, mentre gli altri fuggivano dalle torri, salivano per salvare la vita ad altri. È vero che era il loro lavoro, ma è anche vero che vedevano persone buttarsi dal centesimo piano per non bruciare vive, che vedevano fiumi di disperati scappare verso il basso, che sapevano che ciò a cui andavano incontro era ben al di là di ogni possibile situazione che avessero mai affrontato prima. E nonostante questo non hanno esitato a salire, offrendo la vita per amore degli altri. New York City, l’11 settembre, era tutta per loro, che sono la parte principale delle 3000 vittime di quella giornata.

Anche se non eravamo qui nel 2001, gli occhi e gli sguardi delle persone che erano lì ci hanno fatto veramente toccare con mano tutto quello che può aver vissuto New York.

Appena si è fatto sufficientemente buio, sono stati accesi due immensi fasci luminosi, disposti come lo erano le torri, che ogni anno fanno alzare gli occhi di tutti al cielo.

Per vedere meglio le luci, ci siamo allontanati dal World Trade Center e da Manhattan, e siamo andati sul ponte di Brooklin, dove abbiamo trovato un mare di fotografi con cavalletti e macchine professionali che immortalavano l’effetto degli incredibili fari. Con i nostri mezzi tecnici, abbiamo fatto anche noi del nostro meglio.

PB

Public relations

Il week end è stato dedicato alle pubbliche relazioni. Sabato abbiamo partecipato al Barbecue di dipartimento. Tutte le persone legate in qualche modo al “Civil Engineering and Engineering Mechanics Department” della Columbia University, dalle matricole agli ordinari, dalle mogli dei professori all’amministrazione, dai tecnici al direttore, sono salite su due pullman che sono partiti dal dipartimento e ci hanno portato ad Irvington. Quest’ultimo è un paesino a Nord di New York, in cui la Columbia ha un laboratorio di fisica immerso in un immenso parco con prati, campi da gioco, boschi, scoiattoli etc. sulla riva dell’Hudson. Là, alcuni ragazzi arrivati in anticipo avevano già allestito il BBQ (che, vi ricordo, qui significa humburger e hot dog) e sistemato un paio di frigoriferi da campo pieni di ogni tipo di bibita. Lo sponsor di tutto, naturalmente, era il dipartimento. Noi, però, siamo stati lieti di contribuire alla causa comune con una torta al cioccolato della Nico che, inutile dirlo, è stata apprezzatissima. Dopo un paio di hot dog e un hamburger gigante a testa, è scattata la tradizionale partita di calcetto Undergraduate -Vs- Graduate&Faculty. Il mattatore è stato sicuramente il direttore di dipartimento, che indossate due scarpette e fregandosene dell’età e degli acciacchi si è lanciato nella mischia regalando anche più di una perla. Io, purtroppo, sono stato a guardare, per paura di peggiorare la situazione del mio ginocchio (ci pensavano comunque un altro paio di ragazzi italiani a “strafare” come è nostra brutta abitudine). Nel frattempo, però, Deodatis ci dispensava curiosi aneddoti, cercando di vincere la sua timidezza. Ad esempio, ci ha raccontato che quando lui era studente alla Columbia, 15-20 anni fa, la partita tradizionale era a soft-ball, ma poi, progressivamente sono venuti a mancare tutti i professori nati in USA, e si è dovuto ripiegare sul più internazionale soccer. Io non ho potuto fare a meno di pensare a cosa sarebbe accaduto in Italia, e a cosa avrebbe potuto combinare la squadra capitanata dal Prof. Diotallevi. Fra due chiacchiere con il mio compagno d’ufficio e la sua simpaticissima fidanzata, una passaggiata fino al fiume e due o tre presentazioni, il tempo è volato via. Arrivati a casa, la Nico è crollata sul letto, ed io mi son concesso un paio di partite a Magic (son tornato al nero-verde, se qualcuno vuole farsi avanti...). Dopo cena, abbiamo fatto un giro da turisti per NY, andando a visitare il Grand Central Terminal, le Nazioni Unite e il Rockfeller Center. Sarà che ci avvicinavamo all’11 settembre, sarà che per strada non c’era nessun turista, sarà che guardavamo troppo incuriositi, ma sta di fatto che alla quarta volta che passavamo davanti alla guardiola del palazzo di vetro per capire se era possibile entrare nel cortile per vedere meglio, i caschi blu hanno cominciato a guardarci veramente male. Per fortuna, è bastata la più stupida delle domande da turisti (“ma perché le bandiere sono ammainate”) per rasserenarli.

Il gruppo degli italiani nella parrocchia del Corpus Christi si allarga sempre più, e gli inviti e le chiacchiere dopo la Messa si fanno prendono sempre più tempo. Noi, però, domenica avevamo un altro impegno. I nostri amici di Cesena ci avevano promesso una video conferenza, alla quale avrebbero cercato di partecipare tutti. Invece, non solo c’erano davvero tutti i nostri amici, ma ci siamo ritrovati addirittura nel mezzo della festa parrocchiale di Sant’Egidio. I problemi tecnici (sempre nei momenti meno opportuni!!!) non hanno fatto altro che aggiungere ulteriore pathos. Eravamo emozionati come bambini, e ancora una volta siamo rimasti a bocca aperta di fronte all’affetto che sentiamo nei nostri confronti (e che è tutto ricambiato)! Grazie alle moderne tecnologie abbiamo vissuto quasi tutta la festa insieme a voi, abbiamo visto alcuni sketch, abbiamo chattato con tanti di voi, abbiamo partecipato al grande gioco... siamo stati lì! Non finiremo mai di ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per permettercelo. Poi, però, non potevamo dimenticare la nostra nuova parrocchia, e alla sera abbiamo partecipato alla “Pasta supper” organizzata per il gruppo giovani-adulti. Abbiamo conosciuto altri ragazzi e la Nico ha riscosso l’ennesima serie di complimenti per il suo inglese (davvero! Lei parte sempre dicendo “I don’t speak English very well”, quelli si preparano al peggio, poi invece...). Io, invece, sono uscito nettamente vincitore in un confronto con Derek sul modo in cui abbiamo chiesto di sposarci a Nicoletta e Lora (o “Laura”?) anche perché lui è stato colpito ripetutamente dalla legge di Murphy.

P

9/11

domenica, settembre 10, 2006

Grazie San Zili!!!

Grazie davvero a tutti quelli che si sono adoperati per permetterci di partecipare alla festa della Parrocchia!.
Avremmo voluto raccontarvi tante cose e vedervi meglio, ma anche così è stato molto emozionante.
Per fortuna la nuova parrocchia (Corpus Christi) è altrettanto bella, con un bravo Parroco, un cappellano, un gruppo giovani attivo, bravissimi ministranti (maschi e femmine) e un coro gregoriano impressionante. Questa sera abbiamo una cena offerta dalla parrocchia per tutti i giovani.
Ma nonostante tutto, Sant'Egidio ci manca da morire. Ciao a tutti, e grazie ancora!

martedì, settembre 05, 2006

"Ma quello è il New Jersey?"

[Aspettiamo che Frank ci mandi un po' di foto da aggiungere]

La settimana trascorsa in compagnia di Frank è stata veramente movimentata: abbiamo girato in continuazione come delle trottole ad ogni ora del giorno e della notte, e ovunque andassimo, con un'espressione seria e interrogativa, Francesco puntava il dito in una direzione (a caso) e ci chiedeva "Ma quello è il New Jersey?". Nonostante la totale mancanza di senso dell'orientamento (per sua stessa ammissione), Francesco ci ha regalato una settimana veramente fantastica ed altrettanto faticosa. Presi dal dovere di ospitalità, come se New York City fosse casa nostra, abbiamo cercato di stare con lui il più possibile e di vivere le sue giornate da turista. In questo modo "ci siamo costretti" a visitare tanti posti che non avevamo ancora potuto vedere e ce la siamo davvero spassata. La vicinanza fisica di un amico, evidentemente, ci mancava proprio tanto, e la presenza di Frank è stata un toccasana.

Giovedì mattina Paolo è andato in facoltà, Nicoletta al corso e Francesco ha brillantemente esposto il suo lavoro al congresso. Comunque, dovete sapere che la maggior parte del suo tempo non l'ha passata al congresso, ma al Virgin Mega-store, che ha definito fino alla fine "il mio paradiso". Per pranzo ci siamo ritrovati e nel pomeriggio abbiamo scalato l'Empire State Building. Durante l'interminabile fila per i biglietti, è scattata l'"americanata": all'improvviso arriva un King Kong quasi a grandezza reale che si mette a fare foto-ricordo con i turisti. E pensare che Paul pensava di essere l'originale! Poi... siamo saliti. L'esperienza è stata davvero indimenticabile. Mentre gli ascensori salivano velocissimi, le orecchie si chiudevano. Abbiamo fatto tappa all'ottantaseiesimo piano (320 metri) per poi arrivare fino all'ultimo piano, il 102, a circa quattrocento metri da terra. Ci si sente sul tetto del mondo, tutto sembra minuscolo. Tanti grattacieli che da terra sembravano infiniti, da lassù apparivano nanetti. Si vede tutta Manhattan, Brooklin, il Queens, l'Oceano ed anche (per la gioia di Frank) il New Jersey. Siamo rimasti lassù per ore ad osservare la città e le sue dinamiche, e non ci siamo nemmeno accorti del tempo che passava. Eravamo davvero incantati. Tornati a terra, Nick ha offerto a tutti un Milkshake, su consiglio di Frank. Ora, per chi non lo sapesse, il Milksake dovrebbe essere una specie del nostro frappè, ma gli Americani sono riusciti a rovinare anche quello, ed in realtà ti servono un'intruglione pesantissimo. Come se non bastasse, Paul ha anche avuto la brillante idea di prenderlo al gusto "Burro di arachidi-cioccolato": sarebbe stato meglio chiederlo direttamente al gusto "Colesterolo". Ogni tanto dalla cannuccia venivano su degli ectoplasmi di burro fuso che impastavano la bocca e andavano a depositarsi sulle pareti dello stomaco. Nessuno dei tre, comunque, è stato in grado di cenare. Per cercare, invano, di digerire abbiamo fatto una bella passeggiata lungo la Fifth Avenue, piena di negozi di alta moda, per la gioia della Nico. Questa, infatti, esclusa da ogni discorso fra Paolo e Francesco che parlavano di tecnologia, ricerca e lavoro, poteva almeno guardare le vetrine. Alla fine siamo arrivati al Greenwich Village, quartiere un po' estroso, in cui vivevano artisti e omosessuali. Oggi si alternano bellissimi locali caratteristici e sexy-shop. A quel punto eravamo già stanchi, ma ci siamo fatti forza per risalire la città e tornare al Rockfeller Center per l'evento mondano dell'anno: gli MTV-Music awards. Come carampane quindicenni assatanate ci siamo buttati nella folla sperando di vedere qualche divo/a della musica. In particolare, Paolo era molto molto molto geloso del fatto che Francesco avesse incontrato Hulk Hogan nel pomeriggio, che probabilmente si stava dirigendo alle prove della serata (accompagnava la figlia cantautrice). Dopo aver assistito a varie scene grottesche (arresto di un manifestante, prove di forza del NYPD, starlette di secondo piano che si atteggiavano a superdive e si concedevano alla folla molto più di quanto fosse loro richiesto, rapperoni che distribuivano i loro CD...) si è manifestato il primo "big", Wyclef Jean, cantante conosciuto soprattutto per la sua recente collaborazione con Shakira. L'antipastino aveva solo stuzzicato il nostro appetito, e mentre Frank dichiarava la sua passione per Cristina Aguilera (lo sapevi Rita?) Paul ha detto testualmente "Se passa Shakira, a rischio che mi sparino, scavalco le transenne". Mentre diceva la frase, è passata un'enorme auto blindata che ha aperto il finestrino oscurato e una ragazzona davanti a noi ha urlato "SSSSSSCIACHIIIUAAAAAA". Lì per lì non abbiamo capito, poi guardando dentro l'auto l'abbiamo vista, era davvero lei, a un paio di metri da noi, che sorrideva. Il tutto è durato una manciata di secondi, poi l'auto è ripartita e noi siamo rimasti lì a chiederci se fosse stato vero. Alla fine abbiamo concluso che eravamo in troppi per poter pensare ad un'allucinazione collettiva. Era lei! Paul aveva chiamato, e Shakira aveva risposto. E così, galvanizzati ed eccitati come ragazzine, ce ne siamo andati a letto distrutti dalla fatica.

Venerdì Paolo ha lavorato tutto il giorno, e ha lasciato la Nico da sola con Francesco. Si sono incontrati dopo pranzo, hanno scritto il post precedente ("INI...") da un'internet point e si sono diretti all'ingresso principale di Central Park. I due hanno subito percorso "the mall": il viottolino più romantico, quello dei fidanzati. Poi, però, Francesco si è scoperto, ed ha confessato che la sua meta più ambita erano in realtà gli "strawberry fields", che sono una piazzetta che Yoko Ono ha allestito in ricordo di John Lennon. I due si sono poi spinti fino al Castello Belvedere, per ammirare meglio il parco e fare un po' di foto. Dopo tutti i chilometri fatti, la Nico era distrutta, ma si sono accorti che non erano arrivati nemmeno a metà del parco. A quel punto era ora di riunirsi a Paolo per cenare insieme in un tipico locale americano dell'East Village. Noi abbiamo ordinato solo una bistecca ("steak"), ma loro, ovviamente, ci hanno portato un piattone mostruoso pieno anche di patate fritte e cipolle fritte, che ci sono rimaste sullo stomaco per tutto il giorno seguente. Attorno a noi si creava il vuoto a causa dell'alito che avevamo e siamo potuti tornare a casa in tutta sicurezza.

Sabato mattina Francesco ha partecipato ad una sessione-poster del congresso ed al pomeriggio ha visitato il fantastico MoMA (Museum of Modern Art). Paul&Nick ne hanno approfittato per riposarsi e per fare un po' di spese (la Nico ha comprato un paio di scarpette di marca per 12.50$, sarà roba?). Alla sera la pioggia ha limitato i nostri spostamenti, abbiamo cenato a Times Square e ci siamo imbucati nel grattacielo sede del convegno. La vista di Times Square dall'alto è stata piacevole e, per una volta, ha concluso degnamente una giornata dedicata al riposo fisico.

Domenica mattina Frank ci ha raggiunto per la Messa a Riverside Churc. La chiesa è molto bella, ma mentre sfogliavamo il libretto che avrebbe guidato la funzione, ci siamo accorti che il rito non coincideva col nostro, e le letture non erano quelle previste dal messale romano. Allora ci siamo informati e abbiamo scoperto che non avrebbero celebrato una Messa cattolica, ma "cristiana", nel senso che tutte le confessioni cristiane erano le benvenute e il rito era un po' un misto. Noi abbiamo optato per la tradizione, abbiamo lasciato Riverside church e siamo andati nella "nostra" nuova parrocchia. Casualmente dopo la Messa abbiamo incontrato un sacco di nuovi italiani che vivono nella nostra zona. Ci hanno anche invitato a partecipare alle iniziative del gruppo locale della "Comunità di Sant'Egidio" e ci hanno invitato a cenare insieme domenica prossima. Abbiamo pranzato nella "cafeteria" dell'International House e poi ci siamo rifiondati a lower Manhattan, con obiettivo Statua della Libertà. Purtroppo abbiamo scoperto che i posti sono molto limitati e per poter avere i biglietti bisogna esser al Clinton Castle (sede della biglietteria) entro le 7.30 di mattina. Abbiamo deciso di riprovarci la mattina seguente. Ci siamo allora diretti a vedere Wall Street, la City Hall ed il ponte di Brooklin. Sono state altre tappe molto affascinanti, anch'esse caratterizzate dal fatto che vedevamo materializzarsi icone che da sempre avevamo visto in TV, sui giornali o sui libri. La vista di Manhattan da fuori (sul ponte o da Brooklin) dà veramente idea di quando sia unica la sua skyline. Di là dal ponte, la prima cosa che si vede è l'imponente sede centrale dei Testimoni di Geova, con la celeberrima "Torre di guardia" che svetta sull'edificio. Non abbiamo potuto fare a meno di pensare a Giampaolo Baldan. La sera, Frank ci ha riaccompagnato a casa e Nick si è espressa in un fantastico piatto di spaghetti ed in un'insalata che son serviti a tutti per depurarsi un po'.

Lunedì, festa nazionale per il Labour Day, era l'ultimo giorno con Frank. Il piano di battaglia era stato preparato con estrema attenzione la sera prima. Sveglia alle 6.30 e corsa verso Castle Clinton per prendere i biglietti, armati di macchine fotografiche e cinepresa. Abbiamo studiato i percorsi più convenienti in metropolitana e scelto di muoverci in maniera indipendente: il primo arrivato avrebbe preso i biglietti per tutti. Francesco, vivendo molto più vicino alla biglietteria, era il candidato più probabile. Purtroppo, durante il tragitto in metropolitana Paul si è accorto che uno dei possibili treni scelti la sera prima fa un percorso diverso nei festivi. Per fortuna siamo riusciti in tempo a fare il cambio, senza subire ritardi. Tuttavia, avevamo completamente sottostimato il tempo necessario per arrivare a Sud, e siamo giunti alla meta solo alle 8.10. Lì attorno ci siamo messi a cercare come forsennati Francesco, ma non c'era. Paolo ha fatto la fila ed ha scoperto che era rimasto UN SOLO BIGLIETTO disponibile, e Francesco, con i nostri tre biglietti, non si trovava. Poco dopo, con sgomento, lo abbiamo visto arrivare di corsa dalla stazione della metropolitana. Ci è cascato il cielo addosso: aveva preso anche lui il treno sbagliato ed era finito a Brooklin. Siamo subito tornati in biglietteria, ma l'ultimo biglietto è stato venduto davanti ai nostri occhi. Francesco ha deciso di fare comunque la visita a Ellis Island e Liberty Island, senza salire sulla statua, mentre Paolo e Nico hanno visitato il World Financial Center ed han fatto un altro po' di spese al fantastico Century 21 (i prezzi più bassi di NY!). Ci siamo quindi ritrovati per l'ultimo (mostruoso) pranzo insieme, poi tappa alla webcam di Times Square per salutare casa Gentili e gli ultimi tristi saluti.

Frank è andato all'areoporto e Paul & Nick son tornati a casa, di nuovo soli. Siamo crollati sul letto alle 7.

Oggi la Nico ha preparato la prima pizza americana (ottima, anche senza il lievito giusto) e Paul ha seguito la sua prima lezione alla Columbia. E' stato strano l'effetto di tornare dall'altra parte della cattedra (si fa davvero presto ad abituarsi...), ma Deodatis si conferma sempre più bravo.

P&N

[P.S.: Come potete vedere, le foto non sono state aggiunte, ma le trovate su Flickr]

venerdì, settembre 01, 2006

INI...cioe`...Intruso Non Identificato

[Questo post e' stato inserito a tradimento da Frank :-)]

Io ho visto Hulk Hogan....etuNOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!

Ahahahahahahahhahahahahahahahah

Bellissima giornata ieri insieme ai coniugi P&N......mi sono davvero divertito....ho costretto la Nico ad un super tour de force...ma alla fine credo che sia stata contenta della nostra `passeggiatina`

Volevo solo dirvi che l`Empire e` davvero alto e da la` si gode di una visuale stupenda...grazie anche alla Nico....e nonostante Paolo.

Vi stoche ci sono farei anche un salutino ed un bacino alla mia signora.....Kisses to Rita from NYC!!

Bye

Blog Day 2006









Come vedete dal logo, i numeri 31 08 possono ricordare la scritta "Blog", per questo il 31 agosto è stato dichiarato universalmente il "Blog day". Come l'ho scoperto io? Perchè è consuetudine che in questo giorno ciascun blogger citi sul proprio sito altri 5 blog

"conosciuti di recente e preferibilmente lontani dal suo punto di vista, dalla sua cultura e dalle sue attitudini"

e una ragazza ha citato il nostro blog. Perciò, seppure con un giorno di ritardo ho deciso di aderire anche io, anche se, a causa del poco tempo, dovrò ripiegare sui pochi blog che conosco.

  • Lunablog. Il primo è naturalmente il blog che ha citato noi. E' curioso come possa capitare di essere dirimpettai per una vita e conoscersi meglio solo dopo aver messo in mezzo un oceano. "Lunetta" è il blog di una ragazza che fino a pochi mesi fa abitava davanti alla Nico, e che solo ora abbiamo scoperto avere sito web, blog, flickr... Carissimi saluti, e grazie per la citazione!
  • Pulse like motion. Marcello sta nella costa opposta e vive un'avventura parallela altra nostra alla Stanford University. Il suo blog era partito benissimo, poi ha avuto una battuta di arresto. Speriamo che questo gli serva come nuovo stimolo.
  • SBarcati. Anche Marco e Francesca, novelli sposi, hanno lasciato le terre d'origine per gli USA, ed il loro blog è veramente divertentissimo. Il mio post preferito è quello che racconta l'avventura da Starbucks, ma è veramente notevole anche la foto del matrimonio con un inquietantissimo Federico Pedrini sullo sfondo (grazie a Fede e Laura per la segnalazione).
  • LAMCatUSA. Ormai l'avventura è finita, ma ripercorrere le gesta degli amici fa sempre piacere. Quasi tutto il laboratorio in cui lavoro (anche se in qualità di "renegade") ha partecipato ad un congresso in California ed ha attaccato un'appendice vacanziera al viaggio.
  • Daveblog. E' famosissimo e non richiederebbe pubblicità ulteriore, ma una volta lo leggevo spesso, e ieri mi è tornato in mente. Infatti (vi do un'anteprima) Frank ieri ha avuto la sfacciata fortuna di incontrare nientepopodimenoché Hulk Hogan per strada. Quando ce lo ha raccontato, Francesco è rimasto stupito dal mio entusiasmo e dalla mia invidia e mi ha detto, con notevole soddisfazione e ammirazione, "Non ti facevo così trash!". In quel momento mi sono reso conto che la mia anima trash è stata allevata dal Daveblog, attento analista di tutto ciò che c'è di peggio in Italia. Solo per palati raffinati.

Restano fuori dall'elenco i troppo-famosi Macchianera, Beppegrillo, Attivissimo...

Infine, le regole richiedono di aggiungere un link a Technorati!

Probabilmente i parenti che vorrebbero solo leggere di noi saranno delusi, ma gli altri potrebbero apprezzare. Ciao ciao,

P