domenica, ottobre 29, 2006

Halloween time

Ebbene sì, sono finalmente arrivati anche i festeggiamenti di Halloween. In realtà abbiamo trovato una festa molto diversa da quella che viene vissuta in Italia, questa è molto più simile al Carnevale italiano che all'Halloween italiano. Qui, in realtà, si dà molta meno importanza al tema horror, serve solo per i gadget e le ambientazioni. Qui Halloween è la festa in cui i bambini corrono in strada per raccogliere caramelle e in cui tutti si travestono. Ma si travestono da qualsiasi cosa, da superman, da soldati, da farfalle etc., non solo da mostri. Ripeto, sostituisce in tutto e per tutto il nostro Carnevale. In Italia, probabilmente, viene accentuato l'aspetto della morte, della paura e dell'horror per differenziarla dal Carnevale (che invece qui non c'è).

Noi, però, abbiamo scoperto tutto questo un po' in ritardo, quindi la Nico si è travestita da strega, e io da zombie. Le mie foto le troverete solo su Flickr perché sono vietate ai minori e alle persone sensibili.

Ieri abbiamo girato per fare shopping e comprare qualcosa per mascrerarci, guidati dal nostro terzo ospite (presto il post specifico). Alla fine, però, abbiamo trovato il mio trucco e la mia mannaia in uno dei mitici negozi "99 cent" e il costume della Nico in un megastore che svendeva tutto per i ritardatari (o furbi) dell'ultimo momento. Così abbiamo speso pochissimo e il risultato è stato ottimo!!!

Ieri sera abbiamo partecipato alla festa mascherata dell'International House, e forse la settimana prossima prenderemo parte alla grande parata in costume per le vie di Manhattan.

Ciao a tutti e... happy halloween!

P

P.S.: alcuni ce lo hanno chiesto, quindi rispondo: siamo tornati all'ora solare anche qui, quindi la differenza di orario resta la stessa.

giovedì, ottobre 26, 2006

Fall fiesta 2006 [retroscena]

Sto per raccontarvi la cosa più divertente di tutta la serata, che Paolo ha volontariamente omesso nella cronaca.

Erano le 5.45, stavamo finendo di prepararci, ed eravamo un po' in ritardo, visto che il ritrovo era alle 6.00. Io ero in bagno che mi truccavo e Paolo aveva cominciato a vestirsi. Ad un certo punto dalla camera sento Paolo, con voce preoccupata, dire "Oh no, non entrano...!". All'inizio non ci ho dato troppo peso, ero indaffarata per le mie cose e non avevo tempo di stare dietro anche a lui. Ma quando mi si è presentato davanti con la vita dei pantaloni a metà coscia (eh si, più su di lì non andavano), non finivo più di ridere!
Le possibilità erano due: o Paolo in queste due settimane era ingrassato, oppure i pantaloni, al contrario di quello che sosteneva lui, non se li era provati.
Ok, e adesso... che fare? Mentre Paolo provava a tirarli su, anche solo di un centimetro, studiavamo insieme una soluzione alternativa. Andare a vedere se ne era rimasto un altro paio era troppo tardi. Mettersi un paio di calzoni normali, il vestito avrebbe perso la parte essenziale (sì, proprio il pizzo!!!). Alla fine, compromettendo la possibilità di crescita della nostra famiglia, Paolo è riuscito a tirarli su fino a chiudere la cerniera di due centimetri, abbiamo fermato il resto con una spilla da balia e abbiamo coperto il tutto con la camicia, la cintura e il poncho. A quel punto, però, una cosa sarebbe stata impossibile da fare... sedersi!

N

martedì, ottobre 24, 2006

Fall fiesta 2006 [cronaca]

Ok, abbiamo stuzzicato la vostra curiosità per un paio di giorni, ma adesso è ora di darvi un po' di risposte.

Circa un mese fa, fra le innumerevoli attività ed i tanti appuntamenti proposti dall'International House, è comparsa la "Fall fiesta". All'inizio non le avevamo dato particolare importanza, confondendola con una delle feste a tema che hanno luogo più volte a settimana, ma poi, grazie ai tanti cartelloni, agli avvisi, ai messaggi, abbiamo capito che era un'occasione più significativa delle altre. Sembrava proprio che l'organizzazione ci tenesse a metterla in particolare rilievo. In effetti si tratta di una tradizione nata nel lontano 1964 e giunta fino ad oggi, uno degli appuntamenti sociali più importanti dell'anno, perché ha lo scopo di far condividere ad ogni "inquilino" i colori, le danze ed i costumi del proprio paese d'origine con tutti gli altri ragazzi che vivono sotto lo stesso tetto. In particolare, ai partecipanti veniva richiesto di indossare un costume tradizionale della propria nazione. Per i tanti che, come noi, ne erano sprovvisti (per motivi logistici ovvi!) veniva offerta la possibilità di accedere alla raccolta di costumi scenici della compagnia di danza "All Nations". Essa aveva la caratteristica di essere composta da ballerini professionisti provenienti praticamente da ogni parte del mondo, di prediligere tournee internazionali e di andare in scena con costumi tradizionali meravigliosi. Quando, diversi anni fa, si è sciolta, ha donato all'International House tutti i suoi costumi, come segno di gratitudine per il fatto che quest'ultima ne è sempre stata la sede. Purtroppo non abbiamo trovato nessun costume italiano da uomo, e solo uno (bruttino) da donna. Allora, su indicazione delle assistenti, abbiamo optato per costumi stranieri, con l'impegno di fare una ricerca per impararne l'origine, le caratteristiche e la storia. E così, siamo diventati un Gaucho argentino e una messicana di Veracruz (come sempre, cliccare sulle foto per ingrandirle, e visitare il resto su Flickr).

Alla cena in Parrocchia, per qualche motivo, siamo giunti a parlarne e Derek, da un capo all'altro della tavolata ha chiesto a Paolo se veramente avesse preso un costume. Paolo, con molta tranquillità, gli ha risposto che sarebbe stato una specie di cow-boy argentino. In quell'istante tutti hanno taciuto, e poi sono scoppiati a ridere, chiedendo continuamente "An Argentinian cow- boy?!?! Are you serious?". Da lì abbiamo cominciato a chiederci chi ce lo avesse fatto fare. Col passare del tempo tutte le persone che venivano a sapere del costume da Argentinian cow- boy ridevano e prendevano in giro. Più tardi abbiamo scoperto che molte di queste erano andate a vedere se ne fossero rimasti altri uguali, ma solo i due più veloci si sono potuti unire alla banda. Alcune volte, di fronte a coloro che ridevano di noi, ci era venuta voglia di rinunciare, ma la verità è che tenevamo troppo a entrare a far parte della storia dell'Iternational House. Avevamo finalmente capito, infatti, da dove venissero le foto di gruppi di persone in costume, con un anno scritto sotto, appese lungo tutti i corridoi della zone comuni della residenza. Volevamo a tutti i costi esserci anche noi!

Non vi abbiamo ancora detto la cosa più bella, ma andiamo con ordine, e descriviamo la giornata di sabato. Alle 6PM, tutti coloro che avevano un costume erano convocati per una lunghissima sessione di foto, con tanto di set fotografico e fotografi professionisti. Prima hanno fatto a ciascuno una serie di foto singole, poi hanno cominciato con i gruppi per continenti, e infine il gruppone completo. Nel frattempo ci hanno offerto un buffet. Ciascuno poteva invitare amici, che mentre noi stavamo in posa, sono andati a prendere posto nel teatro dell'International House. Dopo due ore di foto, anche noi siamo andati a sederci nei nostri posti riservati. Un numeroso gruppo di volontari, ballerini professionisti e non che vivono all'IH ci hanno offerto uno spettacolo composto da una serie di danze tipiche delle varie Nazioni del mondo, dal Sirtaki alla Salsa, dalle danze africane a quelle persiane. Dopodichè è arrivato il momento clou, era anche il nostro turno. Tutti coloro che indossavano un costume sono andati sul palco per la grande sfilata, il "Fashion show". Siamo stati chiamati singolarmente, o a gruppi (Paolo con i tre "Gauchos" e la Nico con le Messicane), e il solito HR ha letto le descrizioni di ogni vestito che erano risultate dalle nostre ricerche, intercalate da battute e commenti.

È stata una serata molto divertente, sicuramente diversa dal solito ed interessante. Abbiamo avuto modo di conoscere altri ragazzi, e assaporare un po' di altre culture. E, ciò che più conta, per sempre gli studenti di tutto il mondo che verranno a NY, vedranno che nel 2006 ci sono stati un Gaucho ed una Messicana, col sorriso romagnolo.

Ora, però, abbiamo questo dubbio. Se è vero che una decina di anni fa, per puro caso, abbiamo sfilato insieme vestiti da sposo e sposa, e siamo andati a finire così, cosa ci aspetta per il futuro...?

P&N

sabato, ottobre 21, 2006

"Ok, se lo dici tu..."

Alcuni compagni di corso della Nico le avevano detto che oggi da Macy's ci sarebbero stati sconti impressionanti, con un mucchio di vestiti addirittura a solo 1$. Hanno detto che il grande magazzino avrebbe aperto alle 6am, e che la gente avrebbe fatto la fila fuori dalle 5am. Ci abbiamo creduto e ci siamo andati (con comodo). In effetti i prezzi erano buoni, ma niente di simile a ciò che ci avevano descritto. Allora la Nico ha cominciato a dire che dobbiamo stare attenti a spendere, che non possiamo permetterci quelle cose, che adesso spendiamo tanto nell'affitto e lavoro solo io, che non possiamo comportarci come se fossimo in Italia... Io le ho risposto che, in effetti, in questo periodo le spese sono tante, e l'assenza del suo stipendio è significativa, ma che in fondo avevamo previsto tutto, che avevamo accantonato apposta, che possiamo continuare a vivere come facevamo prima, senza sciupare, ma senza angoscia, e altre cose di questo tipo.

Devo essere stato molto convincente...

P

mercoledì, ottobre 11, 2006

Tutto bene

Per evitare che arrivino un mare di lettere, messaggi etc., dico subito che non abbiamo avuto nessun tipo di coinvolgimento nell'incidente di oggi. L'aereo non è caduto vicino a casa nostra, né alla Columbia.
P

2 mesi (solo alcuni pensieri)

Sono già passati due mesi da quando siamo partiti dalla nostra città e da tutti voi, e siamo sbarcati in "terra americana". Anche se non l'avrei mai detto, sono felice di aver avuto questa occasione...
Sarebbe andata bene lo stesso, rimanere nella città dove siamo nati e cresciuti, con le nostre famiglie, i nostri amici, la nostra comunità, i nostri lavori, ma a niente e a nessuno avremmo saputo dare il vero valore... è proprio vero che sai apprezzare di più le cose quando ti vengono a mancare (fortunatamente per noi è solo una condizione temporanea).
E poi essere venuti qua mi ha aperto molto gli occhi su come gira il mondo e la conclusione è che... SIAMO DAVVERO FORTUNATI!
A me sembrava un'avventura da eroi andare un anno in America, ma qua stiamo incontrando persone che sono abituate a farlo fin da molto giovani. Per andare all'università non si spostano di un centinaio di chilometri, ma da uno stato all'altro, e per loro questo è normale.
E poi ancora, in questi mesi di corso ho avuto modo di conoscere persone che per guadagnare un po' di soldi per riuscire a mantenere le loro famiglie, partono, la maggior parte delle volte da soli, e vanno dove c'è più lavoro (anche qui si parla di trasferimenti da uno stato ad un altro). Lasciano le loro famiglie, mogli, figli, nella città di origine e non li vedono anche per più anni.
E' bello conoscere mondi diversi da quello che siamo abituati a vedere. E' bello incontrare persone che ti sanno raccontare cose diverse da quelle che sei abituato a vivere. E' importante aprire gli occhi...
N

domenica, ottobre 08, 2006

Viva l'Italia!

Domani l'America festeggia il Columbus Day, e anche sua maestà l'Empire state Building si è vestito del tricolore. Con questa immagine patriottica è finito il nostro week-end, ma andiamo con ordine, e cominciamo dall'inizio.

Ieri pomeriggio siamo andati, finalmente, al Metropolitan. Per farlo ci siamo aggregati ad una gita organizzata dall'International House; in questo modo una ragazza che praticamente "ci vive" ci ha dato alcune buone dritte. La più utile in termini economici è stata farci notare che i prezzi al pubblico dei biglietti sono solo "suggeriti", ma in realtà si entra a offerta libera, e tutti gli studenti versano solo qualche spiccio. Inoltre, ci ha fatto sapere che, anche se non è scritto da nessuna parte, gli studenti della Columbia entrano automaticamente gratis, mostrando la tessera. In questo modo, anziché pagare 20$ a testa, io e la Nico siamo entrati con un dollaro in due. L'aspetto che ci ha colpito di più è stata la varietà delle opere esposte. Noi italiani siamo abituati a musei veramente impressionanti, come qualità e quantità, ma non avevamo mai visto nulla paragonabile al Met in termini di varietà. Si passa da Renoir ad una collezione sterminata di armature medievali, dal Kouros, alle installazioni di avanguardia, dai reperti greci, alla ricostruzione di ambienti tipici cinesi per poterne vivere il culto della casa. Abbiamo potuto approfittare anche di una visita guidata, infatti ce ne sono di gratuite ad orari stabiliti per tutta la giornata e con percorsi differenziati. Noi abbiamo seguito il tour degli "highlights" del museo. A dire la verità, ci è sembrato che non possiedano veramente tantissime opere di quelle che non possono mancare in ogni libro di storia dell'arte (per questo contiamo di più sul MOMA) ma amici più esperti ci hanno garantito che vagando con più calma per le mille sale del museo, si possono avere sorprese molto interessanti. Abbiamo anche apprezzato il tentativo di creare ambientazioni all'interno del museo: in Europa i musei sono solitamente ospitati in meravigliosi palazzi antichi che non possono essere modificati, qui non hanno la stessa fortuna, ma hanno il vantaggio di poter modificare gli interni per renderli più adatti possibile al contenuto. Per questo le varie aree del museo sono allestite in maniera consona alla provenienza delle opere che vi sono esposte, e ciò spesso è molto suggestivo.

Dopo il museo, abbiamo raggiunto gli altri ragazzi della Parrocchia per una cena nella canonica. La cena è stata molto piacevole, ed è stata caratterizzata da due importanti rivelazioni. La prima riguarda Paolo ed ha saputo sorprendere e far morir dal ridere tutti gli altri, ma ancora non possiamo rendervene partecipi, dovrete stare sulle spine ancora un paio di settimane prima di prenderlo in giro anche voi! La seconda, invece, riguarda la Nico: tutti, dopo la cena, parlavano fra di loro, e si raccontavano a vicenda quanto fosse buona la cheese-cake. Solo dopo un po', abbiamo capito che la "cheese-cake" in questione, era in realtà la torta che aveva portato la Nico. Anche in questo caso, senza nemmeno rendercene conto, li abbiamo sfidati sul loro campo... e li abbiamo stracciati!

Oggi, ci siamo svegliati e ci siamo accorti che era veramente una giornata magnifica Abbiamo quindi mandato all'aria tutti i programmi che avevamo e dopo la Messa ci siamo catapultati al mare, anzi, all'Oceano! Siamo andati a Long Beach, ci siamo riposati, abbiamo visto tante casine che farebbero gola alla Gio', tanti surfisti, tanti gabbiani (non come i nostri, come quelli che si vedono nei cartoni Disney) e abbiamo pensato con un bel po' di nostalgia che al di là di tutta quell'acqua c'è l'Europa...
Durante il viaggio di ritorno, ci siamo accorti che l'Empire ci faceva onore, allora abbiamo fatto tappa per un paio di foto. Domani, infatti, è l'anniversario dell'approdo delle tre caravelle, ed è quasi una festa nazionale. Probabilmente ci sarà anche una parata e cercheremo di prendervi parte (lavoro permettendo). La Nico starà a casa, perché la sua scuola è chiusa.

E voi cosa avete fatto questo week-end? Sapete che i blog vivono più dei commenti che dei post? Perché non ci raccontate un po' quello che fate?

Ciao a tutti,
P&N

venerdì, ottobre 06, 2006

Che pacco!

L'altro giorno abbiamo trovato un avviso che ci chiedeva di passare a ritirare un pacco che era stato consegnato per noi il giorno prima. L'avviso metteva una certa premura, e non riuscivo a capire perché, visto che il pacco era arrivato solo il giorno prima, e non ci avevano mai fatto storie per pacchi che avevamo ritirato solo dopo alcuni giorni. Comunque, per evitare problemi, sono andato alla "mail room" la mattina seguente, prima di andare in Facoltà. Purtroppo quel giorno ero un po' in ritardo, e quindi sono arrivato di sotto solo alle 9.00. Ho aperto la nostra cassetta postale, ci ho trovato la cedola per ritirare il pacco e l'ho fatta vedere all'addetto. Questo si è fatto subito serio e mi ha chiesto un documento, ma io avevo lasciato il portafogli in camera. Speravo che l'addetto sorvolasse (anche in considerazione del fatto che non ci avevano mai chiesto i documenti prima per ritirare i pacchi), ma non è stato così, sono dovuto tornare in camera, prendere il portafogli, tornare giù e fargli vedere il documento. Decisamente controvoglia, a quel punto il ragazzo è andato a prendere il pacco, me lo ha porto e mi ha fatto capire che dovevo andarmene in fretta per permettergli di servire un'altra ragazza. A quel punto mi sono avviato verso l'ufficio e, distrattamente, ho aperto il pacco per strada. Proprio mentre lo facevo, mi sono accorto che le poste americane avevano rivestito il pacco italiano con un sacchetto trasparente, perché dalla busta usciva della polvere bianca. Purtroppo le mani sono state più veloci della mente, e mi sono trovato in una nuvola bianca. A quel punto ho sentito che un ragazzo che camminava nella direzione opposta alla mia ha cominciato a fare urletti divertiti. Per far buon viso a cattivo gioco, ho alzato gli occhi e gli ho sorriso, ma ho capito subito di aver fatto un secondo errore! Guardando l'espressione che ha fatto dopo il mio sorriso, ho dedotto facilmente che gli urletti non erano dovuti alla mia ridicola e divertente situazione... mi è venuto incontro e ha cominciato a dirmi "You are sweet! You are so sexy!!!", intervallando il tutto con altri gridolini di giubilo. Io ho preferito non rispondere, ho impugnato bene il pacco, noncurante della polvere, e mi sono avviato deciso verso il Dipartimento. Per strada ho ripensato alla vicenda del pacco e ho immaginato che alla "Mail room" avessero potuto pensare che fossi un maldestro trafficante di droga, e volessero lavarsene le mani il prima possibile, ma mi sembrava tutto un po' troppo ingenuo. Manuel, poi, mi ha invece spiegato che probabilmente avevano paura che si trattasse di antrace: qui è una fobia molto diffusa. In realtà, a pranzo, ho aperto per bene il pacco insieme alla Nico, e abbiamo scoperto che si trattava di una derrata di fecola, vanillina e lievito, con in più una foto della famiglia Nori. Purtroppo nel viaggio i deboli sacchetti di fecola erano esplosi, ed in più il pacco era stato trafitto da qualcosa, quindi la foto era bucata e la fecola era fuoriuscita anche dall'involucro esterno.

Certo, è stato un modo "originale" per iniziare la giornata!
Colgo l'occasione per ringraziare, anche a nome della Nico, tutti coloro che ci hanno mandato pacchi, cartoline e lettere. È un altro modo bellissimo per farci sentire la vostra vicinanza!
P

Nuovo quiz

Visto che in molti si erano appassionati al primo, proponiamo un
nuovo video-indovinello.



P&N

Finalmente shopping

E' arrivato finalmente il fatidico giorno... sabato è stata davvero una bella giornata!!!
Nel pomeriggio siamo partiti, sempre col nostro bus, e abbiamo percorso la solita Brodway. Questa volta l'intento era prendere informazioni in merito alle varie compagnie telefoniche e le varie tariffe per i cellulari. Abbiamo girato un paio di negozi, ma nessuno di questi ci ha soddisfatto. Ci era quindi passata la voglia ed è stato lì che ho colto la palla al balzo ed ho proposto a Paolo di andare al Levi's store (l'avevamo già visto in una delle passeggiate con Frank, ma l'avevamo visitato un po' in fretta e io volevo ritornarci). Abbiamo quindi preso la metro e siamo arrivati al Greenwich Village. Il negozio non è grande, ma la cosa che ti lascia veramente a bocca aperta sono i prezzi... i jeans costano la metà!!! Un'altra cosa che ci ha lasciati piacevolmente colpiti, sono state le commesse... erano gentili! Dovete sapere che qua ci stiamo trovando davvero male ad andare nei negozi perchè le commesse sono di una antipatia mai vista: non ti rispondono, fanno finta di non vederti o sentirti, sono sempre scocciate. Noi siamo davvero sconvotli da questa cosa; in Italia non sono così, o perlomeno non te lo fanno vedere, altrimenti le licenzierebbero subito! C'era veramente una gran confusione, era pieno di gente, soprattutto di italiani, che si fanno sempre riconoscere! Alla fine, dopo essermi provata due o tre paia di jeans dei quali non sono stata pienamente soddisfatta, ho comprato solo un giubbotto di jeans. Ma non finisce qui... quella via era piena di negozietti carini e centri commerciali... ce li siamo girati quasi tutti, in quelli in cui non siamo riusciti ad andare, conto di ritornarci presto!Poco dopo il Levi's store, c'era un altro negozietto e anche quello vendeva jeans della Levi's, tra l'altro a prezzi ancora più bassi. Io ho comprato un paio di jeans e sono riuscita a farlo comprare anche a Paolo! Siamo arrivati fino all'East Village e abbiamo cenato al BBQ (ti ricorda qualcosa Frank?!). Abbiamo ordinato un cheesburger deluxe: ci è arrivato un panino enorme con un hamburger altrettando enorme, con formaggio sopra, insalata, pomodori, cipolla, cetrioli e patatine fritte... pensavo di scoppiare! Anche se eravamo già abbastanza stanchi, per smaltire la cena abbiamo deciso di fare ancora due passi. Siamo arrivati alla Union Square, la piazza principale di questo quartiere, dove un venditore di giornali ci ha attaccato la pezza perchè voleva assolutamente che gliene comprassimo uno o comunque gli dessimo un po' di soldi, poi ha saputo che siamo Italiani e ha cominciato a prenderci in giro per il rigore nella partita della nazionale contro l'Australia e diceva "Quell'arbitro è ricco..."! Il parco all'interno della Union Square divenne famoso per gli oratori della domenica e fu poi centro di incontro per i disoccupanti durante la depressione, prima di marciare verso il municipio. Ora in alcuni giorni c'è un carino mercato ortofrutticolo. Abbiamo camminato ancora fino ad arrivare alla Madison Square; il suo giardino, il Madison Square Garden, fu un popolare centro di divertimenti dopo la guerra civile. Qui attorno ci sono anche alcuni dei grattacieli e compagnie di assicurazione più famose, come il Flatiron Building, New York Life Insurance e Metropolitan Life Insurance Company. A questo punto era ora di tornare a casa, perchè le gambe non mi reggevano più!

Domenica è stata una giornata tranquilla. La mattina siamo andati Messa e finita la funzione ci hanno offerto un break con caffè, the, biscotti e tortine. Abbiamo chiaccherato un po' con Emanuele e la sorella Francesca, due ragazzi di Roma, lui starà a studiare qua per 2 anni, mentre lei è solo in visita per 2 mesi, e con Laura, che era senza il marito Derek questa volta. Io ho un po' avuto la mia piccola "vendetta" (in senso buono), perchè questa volta era lei l'unica a non capire (noi quattro parlavamo molto in italiano)!!! Dopo pranzo abbiamo fatto una passeggiata per la Brodway (questa volta con le nostre gambe e non col bus). E' davvero una bella via! Abbiamo cercato altre informazioni sui cellulari, abbiamo mangiato un gelato e poi siamo tornati a casa. La serata per me è finita con una clamorosa sconfitta a Pinnacolo... Paolo ha davvero una fortuna sfacciata a carte... stavamo pensando di fare un giretto a Las Vegas!

N