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venerdì, agosto 10, 2007

Epilogo

Cari amici, la promessa era quella di scrivere un diario per un anno e quindi oggi, un anno dopo il primo post, chiudiamo i battenti. Il computer portatile (sempre lui, ha resistito!) è tornato a Cesena sulla stessa scrivania su cui, un anno fa, la notte di San Lorenzo, scrivemmo il primo post, ignari di ciò che ci avrebbero portato l'esperienza americana e questo blog.

Dopo un mese dal rientro in patria, possiamo fare un bilancio a mente fredda di ciò che abbiamo vissuto. In tanti in queste settimane ci hanno chiesto "Come è andata?" e abbiamo avuto modo di affinare la risposta fino a saper dire molto sinteticamente ciò che sentiamo più profondamente. Siamo partiti pensando di lasciare tutto, di fare rinunce con l'obiettivo di permettere a Paolo di studiare un anno alla Columbia. Eravamo pronti, per un anno, a investire sul lavoro, sacrificando un po' gli altri aspetti della vita. Invece, oltre all'arricchimento professionale, che è andato oltre ogni aspettativa, ci siamo resi conto che abbiamo trovato almeno quanto avevamo lasciato, sotto ogni punto di vista e per entrambi!

Il blog è stato il nostro punto di contatto con l'Italia, e senza che ce ne accorgessimo ha creato legami nuovi e profondi. Dopo il volo dal JFK (anche quella è stata un'avventura incredibile, peggio di quella dell'andata, ma questa volta ve la risparmiamo), quella di oggi è la nostra chiusura definitiva con Paul & Nick in New York City.

Il nostro più caro saluto a tutti coloro che ci hanno letto e accompagnato, in particolare alla neo-mamma Maeva e a Luciano, che sappiamo leggerà anche quest'ultimo post.

Non sappiamo proprio cosa ci riserverà la vita, ma chissà che un giorno non incappiate in un "Pèval e la Niculéta a la Frampula" o in "Paul and Nick in Los Angeles" :-)

Stay tuned!
P&N

domenica, luglio 08, 2007

Season Finale

E così siamo giunti anche a quello che probabilmente sarà il penultimo post di questo blog, l'ultimo da NY. Vorrei cominciare ringraziando i "fedelissimi" del blog che, oltre alle nostre famiglie, sono stati Maeva, Luciano, Pier Giorgio, Marcello e tanti altri che sappiamo averci seguito assiduamente anche se si sono palesati meno nei commenti.

Ultimamente siamo stati particolarmente latitanti, ma queste ultime settimane sono state davvero piene di impegni, per cercare di chiudere tutti i conti. Le ultime due giornate, dopo aver salutato tutte le persone, sono state dedicate al nostro saluto a New York. Ieri sera c'è stato il commiato a Downtown, a Lady Liberty ed a Ground Zero, che forse un giorno vedremo finalmente risorto, con al centro la nuova Freedom tower di cui abbiamo visto posizionare la prima colonna. Questa mattina un salto all'Apple store per provare l'iPhone e poi l'ultima passeggiata per Fifth Avenue (inutile dire che ogni volta scopriamo posti nuovi di cui ignoravamo l'esistenza). Dopo un pranzo al volo abbiamo fatto un tour degli NBC Studious e poi un po' di sosta a Bryant Park e una visita all'enorme New York Public Library. Alle 5 l'ultima Messa a nella nostra Parrocchia Corpus Christi, una cena cubana con alcuni amici della Comunità e infine l'ultimo saluto notturno alla sfavillante Times Square. That's it.

Il momento più difficile è stato quello in cui ho riconsegnato le chiavi dell'ufficio e sono corso fuori dalla Columbia. La Nico, che in teoria avrebbe dovuto aiutarmi in questa fase, è più depressa di me. La voglia di tornare a casa e di riabbracciare tutti i parenti e gli amici non manca di certo, ma non basta a toglierci questa malinconia. Ed è perché non è stato facile. Perché, soprattutto all'inizio, ci siamo dovuti conquistare tutto: avevamo lasciato tutto, tutti ed ogni sicurezza ed ogni passo avanti era una piccola impresa. Abbiamo dovuto mettere da parte tante volte l'orgoglio per andare avanti con umiltà. E se ora ci dispiace tanto lasciare tutto questo, è perché evidentemente alla fine ce l'avevamo fatta! Avevamo acquisito con questo mondo e con questa vita una nuova familiarità che non era arrivata gratis e che, inevitabilmente, domani al JFK sarà perduta. Ma è lo stesso, dobbiamo guardare avanti e cantare come Sinatra "if I can make it there, I'll make it anywhere"!

Ed ora, poiché sono le 2 del mattino, parafrasando quello che scrissi nel primo post di un anno fa, spengo il computer, e probabilmente lo riaccenderò a Cesena.

P

lunedì, giugno 25, 2007

L'uomo

Siamo veramente alla frutta.

Ieri sera guardando dalla finestra il nostro panorama (Harlem...) mi sono ricordato che quando l'ho visto la prima volta mi e' sembrato abbastanza brutto, ma poi ho pensato che presto mi manchera'. Abbiamo gia' scritto una lista delle ultime cose che vorremmo fare, ma sono certo che non riusciremo a farle tutte e che comunque sono innumerevoli quelle rimaste fuori dalla lista.

Una delle cose che ci ricorderemo con piu' nostalgia quando torneremo in Italia, per quanto possa sembrare stupido, credo che sara' questo blog, e l'affetto che ci avete mostrato attraverso di esso. Ho riletto i nostri primi post e i vostri primi commenti. Mi sono tornati in mente i fasti iniziali, quei giorni in cui mettevamo tutto il nostro entusiasmo nello scrivere i post perche' simulavano le sere ed i fine settimana che eravamo abituati a passare con voi. La nostra vita era ancora con voi, ed il blog ne era almeno il surrogato. Poi il baricentro della nostra quotidianita' si e' spostato sempre piu' a Manhattan e il numero, la cura, il tempo dedicato e la qualita' dei post sono crollati. E con essi, giustamente, anche le vostre risposte.

Avrei voglia di raccontare tutto quello di triste che passa dentro, ogni volta che qualcosa di cosi' bello finisce, ma non voglio incupirmi ulteriormente. Se proprio volete una descrizione che renda l'idea, vi rimando a quella di chi ha avuto voglia di scriverla. A parte la costa, e' tutto uguale.

Io preferisco cercare di tirarmi su, cercare di mantenere gli impegni che mi ero preso e, per tornare al discorso iniziale, uno di questi era curare il nostro "diario on-line". Sono tanti i post che ho concepito, ma che poi ho anche abortito prima che vedessero la luce. Uno di questi riguardava l'arretratezza degli Stati Uniti su alcune cose.

Ci ho pensato molto ed ho concluso che la maggior parte degli aspetti sui quali l'Europa avrebbe tanto da insegnare a questo paese, si riconducono ad un solo concetto: l'uomo e il suo valore intrinseco. L'uomo non vale per quello che fa, per quello che ha o per quello che sa, ma vale, piu' di ogni altra cosa, semplicemente per quello che e': un uomo.

E questo si vede nei suoi risvolti piu' eclatanti (la pena di morte, la maggiore predisposizione alla guerra, il fatto che persone vengono lasciate morire perche' non hanno una sufficiente assicurazione sanitaria, la "caccia agli immigrati" al confine col Messico...) ed in quelli piu' quotidiani (il degrado delle zone povere, la scarsa igiene generalizzata, la scarsa cura della persona, il numero di "barboni" che si incontrano, la possibilita' di essere licenziati e sfrattati da un secondo all'altro, la quasi completa assenza delle piu' basilari regole di sicurezza, il fatto che ancora oggi quasi ogni settimana ci sono edifici a New York City che vanno a fuoco, la diffusione delle armi, l'alimentazione MOSTRUOSA che porta quasi tutti ad avere problemi seri fin da giovani...). Non e' questo il luogo per completare l'elenco, ma davvero ogni giorno per quante volte mi viene da pensare "Quanto sarebbe bello se in Italia fosse cosi'", quasi altrettante mi vien da pensare "Da noi questo accadeva nel Medio Evo". E quasi in ogni circostanza in cui penso quest'ultima cosa, concludo che il vero motivo ultimo e' che non danno importanza al singolo essere umano.

In questo anno, ho imparato ed apprezzato cosi' tante cose, che non e' certo mia intenzione scrivere un post di critica agli USA, ne' vorrei essere presuntuoso e arrogante. Pero' mi e' venuta in mente una battuta del film "Il mio grasso grosso matrimonio greco" in cui il padre della protagonista dice ad un americano (in greco) "Quando i miei antenati facevano filosofia, i tuoi vivevano sugli alberi!". Questa e' solo ironia, ma potrebbe nascondere anche certe verita', che l'Europa deve trovare la forza di mostrare il piu' presto possibile.

P

giovedì, aprile 26, 2007

La solita fortuna!!!

Io e Paolo avevamo deciso per questo week end di fare una gita ed andare a Boston. Ci hanno detto tutti che è molto carina e poi ci sono due delle università più famose del mondo. Avevamo già trovato su internet gli orari e dove prenotare i biglietti per il viaggio col pulman, che costa veramente poco, così abbiamo cominciato a guardare un po' per gli hotel. Parecchi siti davano però tutto non disponibile oppure camere solo per cifre folli. Ho pensato che fosse perchè non prenotano in anticipo solo per una notte. Ho cominciato allora a telefonare, sperando che magari per telefono le risposte sarebbero state diverse. Ci potete credere che per questo week end a Boston tutti gli alberghi sono la completo, oppure le uniche camere ancora disponibili partono da $300.00 in su. Ma cosa c'è a Boston, perchè vanno tutti lì?!!!

N

lunedì, marzo 19, 2007

Festa di S. Giuseppe

Anche se un po' in ritardo volevo fare gli auguri al mio babbo! AUGURI!!!

N

venerdì, marzo 16, 2007

Sognando la California... o no?

In questi giorni la Nico sta cercando di definire i dettagli della vacanza che le avevo promesso quando siamo partiti. Visto che ci piacerebbe stare qualche giorno al caldo le mete possibili sono la California e la Florida.

L'idea iniziale era quella di andare in California e fare un tour per Los Angeles, San Diego, Santa Barbara e forse Las Vegas o San Francisco. Sarebbe un giro fantastico, che ci porterebbe a vedere tanti bei posti, ma dovremmo farlo di fretta e potrebbe essere un po' stressante.

Poi pero' abbiamo visto tante persone tornare entusiaste dalle spiagge della Florida e ci e' venuta anche voglia di andare li'. Potremmo vedere Miami e prendere il sole a Miami Beach o Palm Beach, magari fare pure una capatina alle Bahamas. Il viaggio sarebbe molto piu' breve e in pochi giorni potremmo rilassarci.

Voi che cosa suggerireste? Votate qui sotto! (anche per il gusto di vedere i risultati parziali)




Create polls and vote for free. dPolls.com

P

P.S. il penultimo post ha raggiunto il record di visite e commenti (ok, la meta' erano nostri...) e ci ha portato sopra le 10000 visite!

martedì, marzo 06, 2007

Tempo matto!

La scorsa settimana il tempo era stato un po' più clemente rispetto agli ultimi mesi, facendoci sperare così di aver superato il peggio e di andare verso la primavera. E invece no! Ieri pomeriggio ogni tanto cominiava a nevicare, una buferina di 10 minuti, poi smetteva, poi ricominciava e smetteva ancora. Oggi invece un gran sole ma -15° e un gran vento gelido... io non ce la faccio più! Voglio tornare in Italia!!! :-)

N

domenica, dicembre 24, 2006

Merry Christmas!!!

Buon Natale, buon Natale a tutti!

Sapete, il Natale arriva davvero anche a New York! Nel momento in cui scriviamo voi vi sarete già scambiati gli auguri, a Sant'Egidio ci saranno già state la veglia e la Messa di mezzanotte, Babbo Natale avrà già portato tanti regali ai bimbi, e molti di loro staranno dormendo, in attesa di aprirli o usarli domattina.

Qualche ora fa, mentre eravamo sul ponte di Brooklyn e guardavamo Manhattan a bocca aperta (come sempre), abbiamo cominciato a pensare che la nostra Comunità stava per cominciare le celebrazioni natalizie... senza di noi. E poi ci siamo accorti che non solo voi eravate senza di noi, ma soprattutto noi siamo senza di voi! Fra poche ore andremo alla Messa di mezzanotte della nuova Parrocchia. Ci siamo inseriti, abbiamo un nuovo gruppo e facciamo altre esperienze (che molto raramente raccontiamo nel blog, perché non ci pare questo il mezzo più adatto), ma questa sera il nostro pensiero va a Cesena, a Sant'Egidio, alla nostra chiesa, alle persone che ci sono state oggi e a quelle che ci saranno domattina (e a tutti gli amici che si faranno "la doppia"). Il Natale è la festa del Signore che viene e si fa uomo per essere più vicino possibile a coloro che ama. Noi, purtroppo, oggi ci accorgiamo più del solito che siamo lontanissimi (fisicamente) dalla maggior parte delle persone a cui teniamo di più.

Per fortuna, però, noi non siamo soli, siamo famiglia, siamo in due, siamo insieme, e Gesù viene anche a New York City (speriamo che trovi posto). Ma c'è anche di più: siamo addirittura in cinque! Come alcuni di voi già sanno, infatti, Mattia, Daniela e Quinto (la "ex" famiglia di Nick) sono qui con noi. E domani, allora, si farà il pranzo di Natale con la famiglia allargata, secondo la tradizione, all'italiana! Nei prossimi giorni i dettagli.

Tanti auguri di cuore a tutti! Buon Natale!!!
P&N

P.S.: lo sappiamo, ultimamente abbiamo trascurato molto il blog, ma era perché stavamo preparando una sorpresa per voi, presto ci faremo perdonare!

mercoledì, ottobre 11, 2006

2 mesi (solo alcuni pensieri)

Sono già passati due mesi da quando siamo partiti dalla nostra città e da tutti voi, e siamo sbarcati in "terra americana". Anche se non l'avrei mai detto, sono felice di aver avuto questa occasione...
Sarebbe andata bene lo stesso, rimanere nella città dove siamo nati e cresciuti, con le nostre famiglie, i nostri amici, la nostra comunità, i nostri lavori, ma a niente e a nessuno avremmo saputo dare il vero valore... è proprio vero che sai apprezzare di più le cose quando ti vengono a mancare (fortunatamente per noi è solo una condizione temporanea).
E poi essere venuti qua mi ha aperto molto gli occhi su come gira il mondo e la conclusione è che... SIAMO DAVVERO FORTUNATI!
A me sembrava un'avventura da eroi andare un anno in America, ma qua stiamo incontrando persone che sono abituate a farlo fin da molto giovani. Per andare all'università non si spostano di un centinaio di chilometri, ma da uno stato all'altro, e per loro questo è normale.
E poi ancora, in questi mesi di corso ho avuto modo di conoscere persone che per guadagnare un po' di soldi per riuscire a mantenere le loro famiglie, partono, la maggior parte delle volte da soli, e vanno dove c'è più lavoro (anche qui si parla di trasferimenti da uno stato ad un altro). Lasciano le loro famiglie, mogli, figli, nella città di origine e non li vedono anche per più anni.
E' bello conoscere mondi diversi da quello che siamo abituati a vedere. E' bello incontrare persone che ti sanno raccontare cose diverse da quelle che sei abituato a vivere. E' importante aprire gli occhi...
N

sabato, settembre 16, 2006

Cose che restano, cose che cambiano

Nel settembre 2001, mentre vedevo il crollo delle torri in diretta televisiva, avevo davanti a me i libri di Scienza delle costruzioni. Lunedì scorso ho vissuto la commemorazione del quinto anniversario subito dopo aver smesso di leggere... altri libri di Scienza delle costruzioni.

Invece la Nico, che tanto tempo fa lavorava, ben lontana dall’idea di rimettersi a studiare, oggi ha sostenuto e superato l’esame finale del suo primo corso di inglese con un brillantissimo 97% di risposte esatte. VERY, VERY GOOD!!! Non la ferma più nessuno.

Io, intanto, ero a Princeton. Il mio obiettivo fondamentale era quello di visitare un’altra delle università più prestigiose del mondo e di incontrare altri membri del Gotha della mia disciplina con la speranza che la scienza mi si infonda per osmosi. Il gigantesco campus di Princeton (è una città!) sembra finto. È proprio come quelli che si vedono nei film, immersi nel verde, con le stradine e le residenze delle “fraternità” e dei “club”. Il posto è veramente fantastico, e credo che nei prossimi mesi dovrò tornarci per lavorare con alcuni professori di là (Popescu sicuramente e forse Prevost). Spero tanto che nelle mie prossime visite il tempo sia migliore (oggi spiovigginava) e che la Nico mi possa accompagnare. A tutti coloro che passano almeno una settimana a NYC, per quante cose ci siano da visitare qui, consiglio di prendere in seria considerazione anche una visitina a Princeton.

P

martedì, settembre 12, 2006

Il nostro 11 settembre

L'11 settembre è stato il "mesiversario" del nostro arrivo qui, ma è anche molto di più.

La giornata, per noi, si è svolta normalmente, abbiamo fatto i nostri lavori, ed abbiamo ignorato le mille manifestazioni per il quinto anniversario dell’attentato terroristico (con tanto di George W.). Alla sera, però, la Nico mi ha raggiunto in facoltà e siamo andati insieme a Ground Zero, che in quella giornata ritorna “Ground Heros”. Le “americanate”, come enormi bandiere a stelle e strisce o cori di bambini che cantavano “Siamo ancora in piedi” ovviamente non mancavano, ma stonavano solo per noi che non siamo dentro la loro mentalità. Loro vivono certi valori in maniera molto più forte di quanto facciamo noi, e nei momenti più toccanti vi si aggrappano per cercare conforto, per sentirsi più sicuri, per trovare la forza, come potremmo fare noi, ad esempio, con la famiglia.

In mezzo a tutto questo c’erano anche tante manifestazioni del più sentito cordoglio, dell’affetto, dell’amore, del desiderio di non dimenticare il sacrificio. Questo era sicuramente il sentimento dominante: non l’odio, non la sete di vendetta, né il dolore, ma la gratitudine e l’ammirazione per tutti coloro che, mentre gli altri fuggivano dalle torri, salivano per salvare la vita ad altri. È vero che era il loro lavoro, ma è anche vero che vedevano persone buttarsi dal centesimo piano per non bruciare vive, che vedevano fiumi di disperati scappare verso il basso, che sapevano che ciò a cui andavano incontro era ben al di là di ogni possibile situazione che avessero mai affrontato prima. E nonostante questo non hanno esitato a salire, offrendo la vita per amore degli altri. New York City, l’11 settembre, era tutta per loro, che sono la parte principale delle 3000 vittime di quella giornata.

Anche se non eravamo qui nel 2001, gli occhi e gli sguardi delle persone che erano lì ci hanno fatto veramente toccare con mano tutto quello che può aver vissuto New York.

Appena si è fatto sufficientemente buio, sono stati accesi due immensi fasci luminosi, disposti come lo erano le torri, che ogni anno fanno alzare gli occhi di tutti al cielo.

Per vedere meglio le luci, ci siamo allontanati dal World Trade Center e da Manhattan, e siamo andati sul ponte di Brooklin, dove abbiamo trovato un mare di fotografi con cavalletti e macchine professionali che immortalavano l’effetto degli incredibili fari. Con i nostri mezzi tecnici, abbiamo fatto anche noi del nostro meglio.

PB

9/11

mercoledì, agosto 30, 2006

Forza e coraggio!

In questi giorni, purtroppo, diverse persone a noi vicine stanno vivendo un momento difficile in Italia. Noi siamo andati un po’ giù di morale e non abbiamo avuto voglia di aggiornare il blog. Poi, però, abbiamo pensato che le uniche cose che possiamo fare da qui, sono ricordarvi la nostra vicinanza nello spirito, ed offrirvi un quarto d’ora di svago leggendo le cose che ci capitano qua. Allora, FORZA E CORAGGIO!

P&N

martedì, agosto 15, 2006

Primi giorni

Ciao, finalmente abbiamo tempo per scrivere. I primi giorni sono stati davvero intensi. Vi facciamo un bel riassunto. È molto lungo ma deve coprire i giorni più difficili. In futuro saremo più sintetici (e comunque, ovviamente, legge solo chi ne ha voglia).

VENERDÌ 11

Sveglia di buon mattino e partenza, in corteo, alla volta del glorioso Guglielmo Marconi di Bologna. Guida Quinto, segue Mauro ed infine Ale. Solo quattordici persone, perché una zia e due cugine di Paolo ci aspettavano già a Bologna. In tutto siamo entrati in aeroporto in diciassette. Forse sarebbe stato meglio noleggiare un pullman.

La ragazza al check-in ha dato fin da subito segnali chiari di essere ancora nel dormiveglia, e di conoscere molto poco il lavoro che svolgeva. È anche da capire: siamo arrivati al bancone in 17 persone e 7 bagagli con 2 biglietti...

Dopo gli ultimi (almeno così credevamo) struggentissimi saluti, abbiamo varcato la dogana e, con molto anticipo e disciplina ci siamo messi ad attendere il nostro volo. Poi, a pochi minuti dall’imbarco, è accaduto il terrore di ogni viaggiatore. Tutti gli altoparlanti dell’aeroporto si sono messi a strillare “Il signor Paolo Bocchini è atteso all’accettazione numero 17”. Siamo caduti nel panico più completo, anche perché nessuno attorno a noi sapeva cosa fosse l’”accettazione”, nemmeno i poliziotti e gli operatori. Abbiamo dedotto che doveva essere un termine improprio, quindi abbiamo concluso che doveva essere opera di quel GENIO che stava al check-in. Per risparmiare tempo abbiamo deciso che la Nico sarebbe rimasta al di là della dogana con i bagagli a mano, mentre Paolo sarebbe corso al check-in. Ovviamente al bancone c’era già tutto il gruppo dei parenti che protestava animatamente per capire quale fosse il problema. Mattia ed Ale, invece, avevano schierato i quattro bimbi a sedere nel mezzo della hall, per farli stare calmi. MITICI! La ragazza al check-in, ha poi spiegato a Paolo che una nuova direttiva appena giunta, proibiva ogni bagaglio a mano diretto negli USA. La scelta di lasciare la Nico ed i bagagli al di là della dogana, quindi si è rivelata sbagliata (certo che se la svegliona ci avesse chiamati entrambi…), Paolo ha dovuto richiamare la Nico e, con la paura di perdere il volo, abbiamo imbarcato nella stiva il portatile di Paolo, la videocamera, la macchina fotografica, l’i-Pod, i gioielli e tutto il resto, senza alcuna protezione. Inutile descrivere la paura che abbiamo avuto finché, al JFK, non abbiamo potuto riaprire le valigie.

Il volo ha fatto tappa a Vienna, e dopo un giretto per il centro della città (c’è un treno che collega l’aeroporto ed il centro, sembra un’astronave, ma va più lento di un regionale Savignano-Forlimpopoli) ed uno spuntino ci siamo resi conto che in “tutto il resto” che era nei bagagli a mano c’erano anche documenti che ci sarebbero serviti alla dogana al JFK. Purtroppo un funzionario dell’aeroporto di Vienna ci ha detto che ci lasciava partire, ma non ci avrebbe fatto recuperare i documenti. Dopo mille controlli antiterrorismo, cani antibomba che ci annusavano di continuo e perquisizioni varie (erano convinti che il Labello della Nico potesse esplodere e ce lo hanno sequestrato) siamo riusciti ad imbarcarci nuovamente. Il volo è stato lunghissimo, un po’ noioso, ma anche carico d’ansia. Non avevamo nemmeno un libro da leggere... Non potete immaginare lo spettacolo che è la baia di Long Island vista di notte dall’alto. A quel punto pensavamo di avercela fatta, ma c’era ancora l’incognita dei documenti nella stiva. Dopo circa un’ora di fila siamo riusciti a fare dogana, ma un attimo prima di lasciarci passare, l’ufficiale si è accorto che fra i mille documenti che avevamo presentato ne mancava uno. Paolo ha provato a spiegare la storia, ma il poliziotto non ha voluto sentire ragioni e ci ha fatto fare un’altra fila, alla fine della quale, scortati, abbiamo potuto aprire il bagaglio, prendere il documento, mostrarlo ed entrare.
USA!!!
Appena usciti ci ha assalito un soggetto loschissimo che voleva portarci in Taxi, ma mentre Paolo, rifiutando, si dirigeva verso la fila dei taxi gialli, la Nico aveva già dato tutti i suoi bagagli ED IL COMPUTER DI PAOLO al pachistano. Per fortuna, alla fine siamo riusciti a recuperare le nostre cose, a salire su un taxi ed a raggiungere l’International House. Quando abbiamo visto in lontananza le sagome illuminate dell’Empire state Building e del Chrisler Building abbiamo capito che era tutto vero. Che giornata!!!

SABATO 12

Fregandocene del fuso, ci siamo svegliati alle 6 di mattina (e la Nico continua a farlo!!!) ed abbiamo cominciato a perlustrare l’International House (IH) ed il quartiere in cerca di... tutto. Usciti dalla casa potevamo scegliere se andare a destra o a sinistra. Purtroppo siamo andati a sinistra. Ci siamo trovati nel mezzo di Harlem, quartiere squallidissimo, sporco, povero, pieno di facce molto losche, e ci siamo subito scoraggiati. L’unica cosa buona è il “99c” un negozio in cui vendono tutto a 99 centesimi di dollaro O MENO. E non è nulla di paragonabile ai nostri negozi a “tutto a un euro” perché lì c’è veramente TUTTO. Paolo ormai è di casa, e se non ci va almeno un paio di volte al giorno si preoccupano. Grazie a Christian per la dritta! Abbiamo anche cercato una chiesa per partecipare alla Messa domenicale. La più vicina all’IH è la grandissima Riverside Church. Anche quella è gestita in maniera ben diversa da come siamo abituati: per entrare bisogna registrarsi e prendere il cartellino con scritto il nome. Dentro puoi trovare ogni tipo di funzione religiosa, di OGNI RELIGIONE. La chiesa è proprio solo una struttura, un luogo di culto interreligioso. Dentro convivono pacificamente un po’ tutti. Ogni ministro si “affitta” un certo spazio, per un certo orario. Il pranzo è stato da un Subway gestito da due messicani (e qui grazie ad Alle) ma la Nico non è stata molto contenta.

Al pomeriggio siamo andati a down-town in metropolitana, abbiamo visto ground-zero (dove c’erano le torri gemelle, ed ora c’è un gran buco), il “Century 21” (il grande magazzino coi prezzi più bassi di NY, grazie Chris!!!) e altre amenità. Alleghiamo anche la foto con Paul&Nick ed una famosa signorina francese che sta a NYC da un pezzo sullo sfondo. Quando siamo scesi dalla metropolitana ci siamo trovati in un mondo nuovo e strano, dove è vero che il palazzo più basso ha 100 piani, dove tutte le strade sono larghissime e tutte le auto enormi. L’uomo è un puntino.

Alla sera, dopo aver mangiato nel ristorante più vicino a casa (che purtroppo era italiano), siamo tornati a casa alle 9, ci siamo appoggiati nel letto sporchi, vestiti e con le luci accese e siamo crollati lì, entrambi, fino alla mattina dopo.

DOMENICA 13

La Nico si è svegliata alle 6, siamo andati a far colazione e a cercare una messa alla Riverside Church, ma la prima “cattolica” era alla 10.45. Abbiamo quindi girato un po’ per Morningside Heighs, il nostro quartiere, ed abbiamo scoperto un mondo completamente diverso da Harlem: bello, pulito, pieno di giovani, e imperniato sull’enorme Campus dalla Columbia che è veramente qualcosa di stupendo! È incredibile, il fatto che non esista UNA New York, ma MILLE: solo camminando per 50 metri in una direzione o nell'altra puoi trovarti in due mondi completamente diversi. Ci sono confini non scritti, ma chiarissimi, e stiamo imparando ad orientarci.
Abbiamo anche trovato un’altra chiesa vicina a casa nostra, molto più simile alle nostre parrocchie (c’è persino il foglio di collegamento!). Abbiamo deciso di andare a Messa lì. Fanno un pontificale in latino ed una messa in spagnolo per ogni solennità, ed hanno un coro gregoriano fantastico. Eppure è una chiesina molto piccola, con tutte le caratteristiche di una parrocchietta italiana. Ovviamente c’è anche il sacerdote che saluta tutti i fedeli all’uscita stringendo loro la mano (ma sui vari “Esiste davvero!” faremo un post specifico).

Avendo trovato tanti nuovi negozi e supermercati (qui aperti 24 ore al giorno e 7 giorni la settimana) abbiamo comprato il necessario per pulire l’appartamento. Abbiamo anche comprato le cose da mangiare. All’inizio non riuscivamo a trovare nulla, ma alla fine abbiamo comprato anche la pasta e il lievito per la pizza.
Non siamo ancora riusciti ad integrarci nel tradizionale “brunch” domenicale, ma forse la settimana prossima proveremo anche noi l’emozione di bere un cappuccino da un litro, mangiando ogni genere di schifezza.
La domenica pomeriggio è stata dedicata allo spaludamento dell’appartamento. Da buona residenza per studenti, c’era sporco secolare in ogni dove.
Cena nel posto più vicino all’appartamento dopo il ristorante italiano, che purtroppo era McDonald’s. La sera siamo crollati come sabato, ma essendo un po’ più esperti, ci siamo almeno spogliati e lavati.

LUNEDÌ 14

La mattinata è stata dedicata nuovamente alle pulizie. Alla fine la casa aveva cambiato colore e, soprattutto, odore. A tal proposito dobbiamo anche dire che aveva perfettamente ragione Giggi: a New York c’è la puzza. Non si capisce bene da dove venga e di cosa sia, ma tutta la città è pervasa dalla stessa puzza di fondo. Ormai, comunque, siamo assuefatti e non la sentiamo più.
Il lunedì pomeriggio abbiamo visto Madison square, l’Empire State Building e siamo andati da Macy’s: il più grande “grande magazzino” del mondo. La Nico è ancora sconvolta: c’era uno spazio grande come un nostro ipermercato (ma forse di più), dedicato solo alle cravatte, un altro dedicato solo ai cosmetici... e così per ogni cosa. È rimasta nauseata persino la Nico, siamo usciti quasi subito (ma Paolo teme fortemente che, tornando più preparata, possa fare di meglio...).

MARTEDÌ 15

Dopo la colazione abbiamo aperto un conto corrente, e siamo andati a Messa per l’Assunzione. Il Sacerdote, vedendoci per la seconda volta, ci ha attaccato la pezza, ci ha presentato un Prof. Associato italiano che ora vive qui ed uno studente americano che vive con noi all’IH. È il nostro primo amico, è arrivato giovedì, si chiama Derek e questa sera lo raggiungerà sua moglie Lora; sono entrambi musicisti.

Ed eccoci qui, finalmente abbiamo avuto un po’ di tempo per fermarci e per scrivervi.
Insomma, qui stiamo bene, ma è tutto un po’ difficile. Ci sono difficoltà che chi non prova non può nemmeno immaginare. Nemmeno noi le immaginavamo. Trovarsi qui senza niente, senza sapere dove cercare le cose che ci servono, senza sapere come portarle a casa, diventa un problema anche comprare un lenzuolo (qui non hanno le misure in centimetri o pollici, qui le misure sono “twin”, “full”, “queen”, “king”, ma ci abbiamo messo un secolo per capirlo e per capire quale ci servisse, e questo è solo il più stupido dei mille esempi; la Nico non è ancora riuscita a trovare il burrocacao, e pensare che ci sono farmacie che sembrano ipermercati). Per noi ogni piccolo passo avanti è un’enorme conquista, e, anche se non siamo ancora a regime, ci sentiamo sulla buona strada.
Stiamo imparando ad orientarci bene, a capire dove dobbiamo andare e dove NON dobbiamo andare. Stiamo conoscendo persone, stiamo imparando le loro abitudini, stiamo raccogliendo informazioni. E tutto ciò vale molto più di mille libri.

P&N

giovedì, agosto 10, 2006

L'attesa

Sono ancora a casa, a Cesena, in Italia. Mi aspettavo che preparare la trasferta fosse difficile, ma mai avrei immaginato tali e tanti ostacoli. In dialetto romagnolo c'è un modo di dire che rende molto bene l'idea, e in italiano recita "Pensavo pioggia, ma non tempesta". La ciliegina sulla torta sono stati i fatti di oggi, con l'attacco terroristico sventato e tutti gli areoporti nel caos più totale.

Ma domani si parte davvero!

Ora spengo il computer, e lo riaccenderò a NYC!

P