martedì, settembre 12, 2006

Il nostro 11 settembre

L'11 settembre è stato il "mesiversario" del nostro arrivo qui, ma è anche molto di più.

La giornata, per noi, si è svolta normalmente, abbiamo fatto i nostri lavori, ed abbiamo ignorato le mille manifestazioni per il quinto anniversario dell’attentato terroristico (con tanto di George W.). Alla sera, però, la Nico mi ha raggiunto in facoltà e siamo andati insieme a Ground Zero, che in quella giornata ritorna “Ground Heros”. Le “americanate”, come enormi bandiere a stelle e strisce o cori di bambini che cantavano “Siamo ancora in piedi” ovviamente non mancavano, ma stonavano solo per noi che non siamo dentro la loro mentalità. Loro vivono certi valori in maniera molto più forte di quanto facciamo noi, e nei momenti più toccanti vi si aggrappano per cercare conforto, per sentirsi più sicuri, per trovare la forza, come potremmo fare noi, ad esempio, con la famiglia.

In mezzo a tutto questo c’erano anche tante manifestazioni del più sentito cordoglio, dell’affetto, dell’amore, del desiderio di non dimenticare il sacrificio. Questo era sicuramente il sentimento dominante: non l’odio, non la sete di vendetta, né il dolore, ma la gratitudine e l’ammirazione per tutti coloro che, mentre gli altri fuggivano dalle torri, salivano per salvare la vita ad altri. È vero che era il loro lavoro, ma è anche vero che vedevano persone buttarsi dal centesimo piano per non bruciare vive, che vedevano fiumi di disperati scappare verso il basso, che sapevano che ciò a cui andavano incontro era ben al di là di ogni possibile situazione che avessero mai affrontato prima. E nonostante questo non hanno esitato a salire, offrendo la vita per amore degli altri. New York City, l’11 settembre, era tutta per loro, che sono la parte principale delle 3000 vittime di quella giornata.

Anche se non eravamo qui nel 2001, gli occhi e gli sguardi delle persone che erano lì ci hanno fatto veramente toccare con mano tutto quello che può aver vissuto New York.

Appena si è fatto sufficientemente buio, sono stati accesi due immensi fasci luminosi, disposti come lo erano le torri, che ogni anno fanno alzare gli occhi di tutti al cielo.

Per vedere meglio le luci, ci siamo allontanati dal World Trade Center e da Manhattan, e siamo andati sul ponte di Brooklin, dove abbiamo trovato un mare di fotografi con cavalletti e macchine professionali che immortalavano l’effetto degli incredibili fari. Con i nostri mezzi tecnici, abbiamo fatto anche noi del nostro meglio.

PB

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